Pensate un po’: nel 2017 mentre l’Italia era piena di grano canadese ed ucraino i Paesi del Nord Africa importavano il grano duro pugliese e siciliano per preparare il cus cus

E oggi? Non abbiamo notizie precise. Quello che sappiamo è che la guerra in Ucraina ha stravolto il mercato del grano mondiale con effetti anche in Africa

Correva l’anno 2017. Allora su I Nuovi Vespri avevamo aperto una ‘finestra’ sul grano che arrivava in Italia dal Canada. Da siciliani ci interessavamo del grano duro ma dal Canada arrivava – e arriva ancora – anche tanto grano tenero. Non a caso, nel Nord Italia, il grano tenero non è più coltivato come un tempo. Sono gli effetti perversi della globalizzazione economica: produrre un bene là dove costa meno. Il problema è che in agricoltura questo principio è follia pura, perché i prodotti agricoli scadenti, magari coltivati male, magari coltivati con pesticidi dannosi per la salute umana, magari, come nel caso del grano, fatti maturare artificialmente con il glifosato, prendono il posto del nostro grano genuino. Nel 2017 l’Italia era piena di grano estero, soprattutto canadese, ma anche grano ucraino. La guerra in Ucraina non c’era e questo Paese riempiva di grano – soprattutto grano duro – le navi che arrivavano nei porti pugliesi e siciliani.

Fino a prima dello scoppio della guerra in Ucraina alcuni Paesi africani non volevano nemmeno sentir parlare del grano duro canadese

Poco meno di otto anni fa, mentre l’Italia era piena di grano estero – grano duro per produrre pasta e grano tenero canadese, varietà Manitoba molto utilizzata nell’industria dolciaria ma anche per produrre il pane – abbiamo scoperto che i Paesi del Nord Africa, per preparare un proprio piatto tradizionale, il cus cus (in lingua italiana cuscussù o cuscuso; in francese: couscous o cous cous; in arabo كسكس‎; in berbero: seksu; in siciliano: cùscusu) non utilizzavano grano canadese. Riprendiamo qualche passo del nostro articolo del 2017: “E’ noto che in tanti Paesi del Nord Africa il cus cus, se non è ovunque il piatto nazionale, è di certo un cibo, a base di cereali, molto diffuso. Ebbene, cosa andiamo a scoprire? Che mentre l’Italia, per produrre la pasta industriale, continua a importare grano duro dal Canada e dall’Ucraina, in Nord Africa non vogliono nemmeno sentire parlare di grano duro pieno di glifosato e micotossine DON, così importano il grano duro siciliano e pugliese – che non contiene questi contaminanti – e si mettono il classico ferro dietro la porta! Sono le follie della globalizzazione dell’economia. O – nel caso dell’Unione Europea – gli interessi delle multinazionali, che per avere mano libera in Canada (cioè per fare affari in questo Paese) stanno imponendo il grano duro canadese ai 27 Paesi dell’Unione europea”.

Le follie della globalizzazione economica di ieri e di oggi

Quasi otti anni va scrivevamo di “follie della globalizzazione”. Follie fino a un certo punto, precisavamo allora: “Meglio, in questo caso, parlare di interessi. Il Canada, ogni anno, produce circa 4 milioni di tonnellate di grano duro nelle aree fredde e umide (QUI L’ARTICOLO CHE ABBIAMO PUBBLICATO NEL DICEMBRE DEL 2016). E’ un grano duro fatto maturare artificialmente con il glifosato, il più noto e più diffuso diserbante del mondo usato in modo improprio (QUI L’ARTICOLO SULLA MATURAZIONE ARTIFICIALE DEL GRANO DURO NELLE AREE FREDDE E UMIDE DEL CANADA). Nell’articolo riportavamo un post pubblicato dal sito di GranoSalus. Della serie, voi europei mangiate pure grano canadese, mentre noi, in Nord Africa, vogliamo il grano duro buono! Magari il grano duro siciliano e pugliese. Oggi è ancora così? Diciamo che la guerra in Ucraina ha cambiato lo scenario mondiale del grano. Oggi è la Russia il principale fornitore di grano dei Paesi africani. Mentre in Europa, e segnatamente in Italia, continua ad arrivare a fiumi il grano canadese, duro e tenero. Ne fanno le spese gli agricoltori del Sud Italia e della Sicilia che producono grano duro, che subiscono una concorrenza sleale che fa crollare il prezzo. E’ una sceta dell’Unione europea, avallata dal Governo nazionale italiano: si preferisce tutelare l’Ucraina, consentendole di esportare il grano duro in Italia (e anche grano tenero), piuttosto che tutelare gli agricoltori italiani e, segnatamente, i produttori di grano duro di Sud e Sicilia. Qualche giorno fa abbiamo raccontato che in tutto il mondo sta aumentando il prezzo del grano (qui il nostro articolo). Torneremo a scrivere degli aspetti legati alla formazione del prezzo del grano per illustrare qual è, oggi, il ruolo della finanza speculativa. Sono figure di finanzieri che, pur non coltivando il grano, decidono le sorti di milioni di agricoltori del mondo. Questa è un’altra delle grandi follie legate alla globalizzazione dell’economia.

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Foto tratta da Wikipedia

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