Puntuali come orologi svizzeri arrivano i dazi doganali americani su acciaio e alluminio. Grandi ‘casini’ per Canada, Brasile, Messico e Corea del Sud. Gli ‘europeisti’ cominciano a tremare

L’abbiamo scritto più volte e lo ribadiamo: l’America di Trump deve ridurre lo spaventoso deficit federale che ha ereditato dalla precedente amministrazione

Da ieri l’acciaio e l’alluminio che entreranno negli Stati Uniti d’America verranno gravati di dazi doganali pari al 25%. Come abbiamo scritto ieri, con l’avvento di Donald Trump alla Casa Bianca inizia il tramonto delle demenziale e criminale glpbalizzazione dell’economia (qui il noostro articolo). Ma attenzione: non si tratta di una scelta geopolitica allo stato puro, perché la mossa del nuovo presidente americano ha anche un preciso significato economico: l’amministrazione Trump deve ridurre drasticamente lo spaventoso deficit commerciale che ha ereditato dal suo predecessore, il Demcratico Joe Biden. I Paesi occidentali ma non soltanto occidentali che erano abituati a risolvere i propri problemi economici esportando e poi importando beni che da decenni non producono più stanno entrando nel panico. Adesso dovranno trovare a chi sbolognare i propri eccessi di produzione. Per la cronaca, il più grande fornitore di acciaio degli Stati Uniti d’America è il Canada; poi ci sono Brasile, Messico, Corea del Sud e Vietnam. Il Canada fino ad oggi è stato inoltre uno dei più importanti fornitori di alluminio degli USA, seguito da Russia, Emirati Arabi e Cina. Proprio sul Canada Trump ha ribadito che questo Paese farebbe bene a dventare il 51esimo Paese degli Stati Uniti d’America. E non è una battuta. I tempi in cui con i soldi degli americani i governi canadesi ‘progressisti’ si baloccavano tra gender e ‘fantasie sessuali’ sono finiti. Sopra potete vedere la padella con la quale Donad Trump e Elon Musk ‘frigeranno’ i globalisti…

E’ iniziata la fine della globalizzazione. Ogni Paese, invece di concentrarsi su una o poche produzioni, dovrà cominciare a rifettere sull’autosufficienza economica. Nuovi paradigmi er gli agricoltori

I governanti dei Paesi colpiti dai dazi doganali americani hanno annunciato che sono già alla ricerca di nuovi mercati di sbocco per i propri prodotti. Li troveranno? Forse in qualche caso sì ma per il breve periodo; nel medio periodo un bel po’ di acciaio e di alluminio gli rimarrà in ‘pancia’. Ma la vera novità è che dovranno cominciare a produrre beni che non producono più da decenni. Per un motivo semplice: perché tutta l’economia mondiale, piano piano, dovrà aggiustare il tiro. Ogni Paese dovrà cominciare a rinunciare a concentrarsi su poche produzioni per iniziare produrre ciò che serve quanto meno per tendere verso l’autosufficienza economica. Ne trarranno grande vantaggio gli agricoltori che punteranno sui prodotti a km zero. L’esatto contrario di ciò che sta avvenendo in Europa, dove pale eoliche e pannelli fotovoltaici sostituiscono i campoi agricoli. In parole semplici, ogni Paese del mondo, nei limiti del possibile, dovrà cambiare ‘filosofia’ economica, perché piano piano verrà meno la certezza, di per sé balorda, che una grande produzione di un bene o di pochi beni possa comunque trovare un mercato. Insomma, l’ubriacatura globalista sta per finire e finirà nel peggiore dei modi possibili.

La replica offensiva e nervosa degli ‘europeisti’

Nell’Unione europea come l’hanno presa? Male, da quello che si legge. Offensivo, infatti, il commento degli ‘europeisti-iper-globalisti’: “Non risponderemo ad annunci di carattere generale privi di dettagli o chiarimenti scritti”. Questa risposta della Commissione europea la leggiamo in un articolo di Milano Finanza (qui l’articolo). Insomma, il presidente Trump non sarebbe credibile, perché ha già annunciato dazi per Canada e Messico per poi bloccarli. La nostra impressione è che questa volta gli ‘europeisti’ stiano prendendo una cantonata. Per due motivi. In primo luogo, perché il Governo americano punta a proteggere le proprie produzioni; in secondo luogo, perché l’America di Trump deve ridurre gli esborsi in favore di Canada e Messico. Ribadiamo: gli Stati Uniti debbono abbattere il deficit federale e lo faranno, costi quel che costi. E’ bene che i ‘globalisti’ se ne facciano una ragione, invece di continuare a raccontare minchiate sui disastri economici che si abbatteranno in America e nel mondo con la fine della globalizzazione e bla bla bla.

Come l’euro ha trasformato l’Italia da Paese ricco a Paese medio-povero. Ma adesso la povertà travolgerà anche Germania e Francia, probabilmente prima della fine dell’Unione europea dell’euro

Quanto all’Ue, beh, fanno un po’ sorridere le repliche agguerrite di una male affastellata Unione di 27 Paesi europei la cui economia ormai fa acqua da tutte le parti. Basti pensare alla crisi economica della Germania che non sa più a chi vendere i propri prodotti, automobili in testa. Basti pensare alla Francia che sta perdendo piano piano i generosi introiti che incassava ogni anno dalle proprie colonie in Africa che una dopo l’altra stanno dicendo addio a Parigi. Basti pensare che in Italia, fino a prima dell’avvento dell’euro, una famiglia proprietaria di abitazione con due figli a carico e con due milioni di vecchie lire al mese di stipendio non viveva certo nel lusso ma viveva dignitosamente; mentre oggi una famiglia con due figli a carico e mille euro al mese – grosso modo l’equivamente di due milioni di vecchie lire al mese – è povera anche se ha la casa di proprietà; se poi non ha la casa di proprietà fa la fame. In pratica, con l’euro gli stipendi si sono dimezzati e i prezzi dei beni e dei servizi sono raddoppiati. Un ‘successone’, la moneta unica dell’Unione europea ultra-liberista e globalista. Questi sono i fatti concreti. Il resto sono chiacchiere diffuse dai mezzi d’informazione, magari sostenuti in stile Usaid, l’agenzia statunitense nota per la sua ‘prodigalità’, oggi finita nel mirino dei tagli federali disposti dall’amministrazione Trump.

Sopra, foto tratta da Wikipedia

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *