L’avvento di Trump segna la fine della globalizzazione economica. Si torna alla sovranità degli Stati con la Cina che perde le ‘triangolazioni’ commerciali e con l’Ue ormai ai titoli di coda

Nel mondo si va verso la fine del sistema ultra-liberista e globalista, che verrà in parte sostituito da un sistema economico protezionistico

In Occidente sta passando la tesi che il presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump stia usando i dazi doganali per questioni politiche. In alcuni casi magari è così: i dazi appioppati e poi ritirati a Messico e Canada sono serviti anche per convincere i governanti di questi due Paesi a non far più transitare verso gli USA migranti e droga, ovvero il Fentanyl dal Messico e dal Canada e ancora in Fentanyl e la cocaina dal Messico (argomento che abbiamo parzialmente affrontato come potete leggere qui). Oggi proveremo a entrare nel dettaglio dei dazi doganali americani, cominciando col precisare che hanno sì una valenza politica ma hanno anche la funzione di riequilibrare la bilancia commerciale statunitense. Va ricordato che il nuovo presidente Donald Trump ha ereditato un deficit federale mostruoso e ha davanti a sé due strade: o aumentare le esportazioni o ridurre sensibilmente le importazioni. Non solo. La nuova amministrazione americana deve rafforzare il proprio sistema produttivo: ciò significherà che i cittadini americani dovranno iniziare, almeno per certi beni, a privilegiare le produzioni interne a scapito dei prodotti importati: e questo risultato si può ottenere facendo in modo che certi beni prodotti in America costino meno dei prodotti importati. Per raggiungere tale obiettivo in tempi brevi l’amministrazione Trump non potrà che ricorrere ai dazi doganali. Si va, insomma, verso la fine del sistema ultra-liberista e globalista, che verrà in parte sostituito da un sistema economico protezionistico. Com’è nella cultura politica dei Repubblcani americani, dopo decenni di demenziale frenesia liberista, gli USA tornano al cosiddetto isolazionismo. L’America, soprattutto in tempi di cambiamenti climatici e di rivolgimenti sociali, non può permettersi di dipendere da altri Paesi, soprattutto in agricoltura (leggere alimentazione) e nell’industria.

Uno dei pochi successi della passata amministrazione americana di Biden è il costo della guerra in Ucraina che è stato scaricato in buona parte su un’amebica Unione europea

In più c’è la questione Cina che, insieme con i Paesi del BRICS, guida la stategia di ‘dedollarizzazione’. L’obiettivo dei Paesi che fanno parte del BRICS, che sono in continuo aumento (come potete leggere qui), è arrivare a una moneta unica agganciata all’oro alternativa al dollaro americano da utilizzare negli scambi commerciali internazionali. La passata amministrazione americana del Democratico Joe Biden ha bloccato il varo della moneta unica del BRICS seminando guerre in mezzo mondo, dall’Ucraina a Gaza. Una strategia che sta mostrando grandi limiti, perché la Cina e alcuni Paesi del BRICS, ormai da oltre un anno, per commerciaalizzare alcuni prodotti ignorano il dollaro americano e utilizzano le rispettive monete. Fino a questo momento la ‘dedollarizzazione’ non è molto diffusa ma è in via di espansione. E in ogni caso non è pensabile continuare con le guerre nel mondo all’infinito, anche se bisogna riconoscere che l’amministrazione Biden ha fatto pagare i costi della guerra in Ucraina a un’amebica Unione europea dove trionfa la dabbenaggine politica ed economica.

Fine delle ‘triangolazioni’ commerciali cinesi: Messico e Canada, secondo la volontà del nuovo Governo americano, dovranno smettere di importare prodotti dalla Cina che poi vengono esportati negli Stati Uniti d’America

Detto questo, a differenza dell’amministrazione Biden, che era politica a tutti gli effetti, l’amministrazzione Trump mette al primo posto non l’economia, ma l’utilizzazione degli strumenti economici per ottenere risultati politici ed economici. Non a caso il Governo Federale di Trump valorizza gli imprenditori, a cominciare da Elon Musk ma non solo. Già Trump ha assestato un colpo durissimo alla Cina. La stoccata ai cinesi si materializza in parte con i dazi doganali che gli USA hanno appioppato alla Cina e, in parte, con lo stop alle ‘triangolazioni’ commerciali che la Cina utilizza da tempo. Come abbiamo accennato, Trump prima ha annunciato dazi doganali del 25% a Messico e Canada e poi li ha bloccati. Come sottolineato, il nuovo Governo federale statunitense deve bloccare migranti e droga che arrivano in America da questi due Paesi. Ma, cosa ancora più importante, Messico e Canada, secondo la volontà del nuovo Governo americano, dovranno smettere di importare prodotti dalla Cina che poi vengono esportati negli Stati Uniti d’America. Sono, queste, le citate ‘triangolazioni’ commerciali che da tanti anni favoriscono la Cina, Paese comunista che fino ad oggi ha ‘usato’ e continua a ‘usare’ a proprio piacimento il capitalismo ultra-liberista e globalista. Quando ai cinesi conviene usano la globalizzazione, quando non gli conviene ne fanno a meno. Con Trump alla Casa Bianca non potranno più farlo. Morale: non solo Messico e Canada non debbono più far transitare droga e migranti dai propri Paesi verso gli Stati Uniti, ma, come già accennato, non debbono più esportare negli USA prodotti che importano dalla Cina. E’ probabile che anche altri Paesi occidentali dovranno fare quello che stanno facendo Messico e Canada: liberi di importare tutti i prodotti cinesi che vogliono, ma non debbono esportarli negli USA. Il colpo assestato alla Cina è pesantissimo, perché tanti Paesi del mondo non acquisteranno più beni dalla Cina proprio perché non potranno più esportarli negli Stati Uniti d’America. Se non fosse ancora chiaro, l’amministrazione Trump sta colpendo al cuore la globalizzazione economica. E’ la fine di un’eppoca cominciata nei primi anni ’80 del secolo passato con il cosiddetto Edonismo Reaganiano.

‘Europeisti’ preoccupatissimi: hanno capito che il loro ‘giocattolino’ (leggere Unione europea dell’euro) sta per crollare: era ora!

Alcuni osservatori economici – che in realtà sono al soldo del sistema ultra-liberista e globalista – stanno provando a terrorizzare il mondo raccontando che la guerra commerciale tra USA e Cina rischia di scatenare un cataclisma economico mondiale e che, di conseguenza, questi due Paesi dovranno trovare un accordo. Chi dice questo, in realtà, sta solo cercando disperatamente di salvare il sistema ultra-liberista e globalista destinato a franare. Abbiamo detto che l’amministrazione Trump è imperniata su grandi imprenditori. Dobbiamo aggiungere che Trump e gli altri imprenditori del suo Governo sono nemici giurati del sistema ultra-liberista e globalista. La nuova amministrazione americana lavora per ripristinare gli Stati sovrani. Ciò significa che ogni Stato deve avere la propria autonomia economica, monetaria e alimentare. In questo scenario futuro l’Unione europea è destinata a soccombere. Non a caso tutti gli “Euroinomani” europei, come li chiama il filosofo Diego Fusaro, sono preoccupatissimi, perché hanno capito che l’Unione europea sta per crollare.

Da quello che si capisce, Trump, prima di appioppare i dazi doganali all’Ue, aspetterà l’esito delle elezioni politiche in Germania

Tra l’altro, gli americani debbono eliminare l’Ue per evitare che giochi di ‘sponda’ con la Cina per fregare gli Stati Uniti d’America. C’è chi scrive che gli USA si accingono ad appioppare dazi doganali all’Unione europea. Da quello che abbiamo capito, la nuova amministrazione americana, prima di azionare i dazi contro la Ue, dovrebbe aspettare l’esito delle elezioni politiche tedesche previste il 23 Febbraio. Trump e Musk sono impegnati a sostenere la destra di AfD di Alice Weidel e, in generale, chi vuole cambiare le cose in Germania, fermando l’immigrazione e iniziando a ragionare sulla fine dell’euro e del sistema ultra-liberista e globalista (qui un articolo). Gli USA vogliono la fine dell’Unione europea e per ‘affondarla’ debbono provare a fare in modo di far perdere le elezioni ai Socialdemocratici tedeschi (Sozialdemokratische Partei Deutschlands, SPD), ai Popolari dell’Unione CDU-CSU, ai Liberali e ai Verdi, sostenendo, per l’appunto, AfD di Alice Weidel. Mentre la Russia di Putin dovebbe sostenere la nuova sinistra di Sahra Wagenknecht, ex esponente del fallimentare Socialismo europeo, che ha dato vita un nuovo partito, Sahra Wagenknecht Alliance. Una volta disarcionati gli ‘europeisti’ della Germania, la Ue dell’euro crollerà. Non è un caso che in questi giorni in Germania i vertici di SPD e Verdi siano disperatamente impegnati a organizzare manifestazioni di piazza per provare a impedire un eventuale Governo tra AfD e CDU-CSU, che darebbe il via al crollo dell’Unione europea. In ogni caso, a prescindere dai risultati elettorali in Germania, la demenziale e criminale globalizzazione economica è ormai ai titoli di coda: si torna agli Stati sovrani con un uso moderato del protezionismo per rafforzare le economie di ogni Paese, che dovrà essere sovrano e dovrà inizoare a ragionare sull’autosufficienza economica. Le ‘vedove’ della globalizzazione, a cominciare dagli ‘europeisti’, se ne facciano una ragione e inizino ad ‘elaborare il lutto’…

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