Proviamo a illustrare perché la sceneggiata parlamentare voluta dal centrosinistra sulla liberazione del generale libico Almasri è del tutto inutile

Oggi i Ministri Piantedosi e Nordio saranno in Parlamento per parlare di cose ovvie, non certo per spiegare le ragioni di Stato per le quali è stato liberato il capo della Polizia giudiziaria della Libia

Oggi è prevista in Parlamento la sceneggiata sul ‘caso Almasri’. Perché scriviamo sceneggiata? Perché i Ministri che oggi informeranno i parlamentari non diranno nulla di diverso da quello che già si sa. Al massimo, il Ministro degli Interni, Matteo Piantedosi, e il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, aggiungeranno qualche particolare in più. Diranno che il generale Najem Osama Almasri, capo della Polizia giudiziaria libica, è stato accompagnato al suo Paese perché di mezzo ci sono gli interessi nazionali. Punto. Perché scriviamo punto? Perché ci sembra improbabile che i due Ministri rivelino in Parlamento e, di conseguenza, ai cittadini italiani le motivazioni della liberazione del generale libico legate alla ragion di Stato. Ci sarà qualche polemica sul perché Almasri è stato scarcerato, visto che era stato arrestato su richiesta della Corte Penale Internazionale dell’Aia e bla bla bla. Alla fine, non verrà fuori nulla di tutto quello che già si conosce su questa storia, a parte, ribadiamo, qualche particolare in più.

Il centrosinistra sta provando a nascondere le proprie divisioni in politica estera: divisioni sulla guerra in Ucraina che gli impedirebbero di governare l’Italia

La domanda è: ma allora perché, da quando questo generale libico è tornato al proprio Paese, non si fa altro che parlare di una storia già nota? Perché questa polemica sul nulla mescolato con niente serve alle opposizioni per nascondere le proprie divisioni e per apparire agli occhi dei cittaini italiani, che peraltro in maggioranza non vanno più a votare, che in Italia esiste un centrosinistra coeso che è in grado di governare quel poco che resta dell’Italia. Fatica sprecata, perché il centrosinistra è diviso su un aspetto fondamentale dell’agenda di un Governo: la politica estera. Proviamo a entraree nel merito. Tutto si può dire al centrodestra capeggiato dal presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ma non che questo schieramento politico non sia unito sulla politica estera. Tutto il centrodestra italiano è schierato con l’Ucraina e contro la Russia. Con molta probabilità, la Lega di Matteo Salvini vorrebbe frenare un po’ ma i leghisti, appena accennano a qualche perplessità, vengono subito oscurati dalla Meloni che detta la linea del Governo: e il suo Governo sta con l’Ucraina senza se e senza ma. Idem per la guerra in Medio Oriente: si discute sui palestinesi, su Gaza ma alla fine il Governo Meloni rimane ancorato all’appoggio ad Israele, con un saldo legame con l’America di Donald Trump, che sta dalla parte di Israele. E il cerchio si chiude.

PD e grillini sperano che la guerra in Ucraina finisca ma…

Non altrettanto può dirsi del centrosinistra. In questo schieramento politico il Partito Democratico è schierato con l’Ucraina contro la Russia. E come ai tempi del vecchio Pci fine anni ’70 del secolo passato, che si sentiva “protetto dall’ombrello della NATO”, anche il PD, che per tre quarti è un partito erede del vecchio Pci, è vicino alla NATO e agli Stati Uniti d’America. Non altretanto può dirsi del Movimento 5 Stelle, soggetto politico in fase calante che mantiene una linea contraria alla fornitura di armi all’Ucraina. Non abbiamo ancora capito con chi stanno di preciso i grillini, ma il semplice fatto che sono contrari alla fornitura di armi all’Ucraina e, di conseguenza, contrari alla guerra in Ucraina segna un punto di divisione all’interno del centrosinistra. Provate a immaginare un Governo PD-grillini con i primi che vogliono inviare armi all’Ucraina e proseguire la guerra contro la Russia e con i secondi che dicono l’esatto contraio. Va da sé che il Governo non potrebbe governare. Con l’inutile e pretestuosa polemica sulla liberazione del generale libico Almasri il centrosinistra, ribadiamo, prova a nascondere le proprie divisioni, nella speranza che la guerra in Ucraina finisca. Non a caso, gli esponenti di PD e Movimento 5 Stelle cercano in tutti i modi di ‘allungare il sugo’: i Ministri Piantedosi e Nordio in Aula non bastano, deve venire in Aula la presidente Meloni e bla bla bla.

A nostro avviso la guerra in Ucraina non finirà, al massino si arriverà a una tregua armata per un breve periodo. La partita sulle terre rare dell’Ucraina contese da Russia e USA

E’ una strategia vincente, quella delle opposizioni? A nostro avviso, no. Per un motivo semplice: perché il presidente Trump e il presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, che stanno trattando sull’Ucraina ignorando il presidente ucraino Zelensky, l’Unione europea, la NATO e il resto del mondo potranno, se andrà bene, raggiungere una breve tregua armata ma non la pace. Di più: il fatto che in queste ore Trump abbia proposto a Zelensky l’acquisizione americana delle terre rare ucraine in cambio dell’appoggio USA a quello che non sarebbe altro che il proseguimento della guerra ci dice già che anche una possibile tregua armata tra Russia e Ucraina si allontana. Ancora: Trump non può non sapere che gran parte delle terre rare ucraine sono ormai nelle mani dei russi. In un post di un canale Telegram leggiamo che “fino al 70% dei minerali dell’Ucraina si trova in regioni ora controllate dalla Russia. Il loro valore ammonta ad almeno 15 trilioni di dollari”. Magari non sarà il 70% ma il 50%: ma già, per l’America di Trump, mettere le mani sul 50% dei minerali ucraini, comprese le terre rare, sarebbe una grande vittoria. Cosa stiamo cercando di dire, tornando alle divisioni del centrosinistra italiano? Che ormai il mondo è entrato nella stagione delle guerre militari ed economiche. E il centrosinistra italiano, presentadosi diviso su come affrontare la realtà delle guerre, non potrà governare l’Italia. Di conseguenza, la sceneggiata sulla liberazione del generale libico è del tutto inutile.

Foto tratta da Il Fatto Quotidiano

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