Nel silenzio generale della politica e dei media sta per saltare in aria tutto, a cominciare dall’Unione europea dell’euro. In Sicilia si comincia con il ‘caso’ Azienda siciliana trasporti (Ast) ormai alla frutta

di Ciro Lomonte

I soldi della Regione siciliana non arrivano perché c’è un “problema tecnico al sistema informatico”. Come no!

Arrivano ormai ogni giorno da tutta la Sicilia le conferme alla correttezza dell’analisi di Siciliani Liberi. Avevamo spiegato pubblicamente come l’Ars e i Consigli comunali di tutta la Sicilia possono approvare tutti le “leggi finanziarie” e i “bilanci di previsione” che desiderano. Ma che senza soldi in cassa, i numeri scritti accanto ai vari articoli della legge finanziaria e alle voci del bilancio comunale non hanno alcun significato. In questi giorni a confermarlo è la stessa Regione siciliana. Fino ad oggi non un solo centesimo degli innumerevoli articoli della legge regionale è stato erogato. “Per un ritardo nel caricamento dei mandati e poi per un problema tecnico al sistema informatico del dipartimento Economia della Regione, l’Ast (Azienda siciliana trasporti) non ha ancora ricevuto i fondi, pari a 29 milioni, assegnati con la manovra di bilancio approvata il 29 Dicembre scorso, con la conseguenza che i dipendenti non hanno ancora ricevuto gli stipendi”, scrive il quotidiano di Catania commentando la notizia il 31 Gennaio. E aggiunge: “Dirigenti e funzionari del dipartimento sono stati incalzati dall’assessore Alessandro Dagnino, irritato per i ritardi nel pagamento dei mandati, che sono stati firmati. Senza la disponibilità delle risorse il piano di rilancio dell’Ast rimane bloccato” (https://www.lasicilia.it/…/last-lazienda-trasporti…/“).

Sta franando tutto ma non si deve dire

È esattamente quanto previsto da Siciliani Liberi. Lo scorso 25 Dicembre raccontavamo come: “Tutte le cifre appostate accanto ai vari articoli della Finanziaria, inclusi i 46 milioni per Ast (28 milioni per ricapitalizzarla e 18 milioni per sostituire bus ormai arrivati a fine vita che l’azienda per il trasporto pubblico, con 25 milioni di debito bancario, non può far riparare) vanno considerate come le firme apposte oltre un anno fa sul nuovo contratto dei dipendenti regionali: lettera morta. L’insolvenza generalizzata che il Governo regionale e i Sindaci di tutti i Comuni hanno cercato di occultare con rinvii delle scadenze di presentazione dei bilancio, pagamenti selettivi e il fantasioso “pre-dissesto” è ormai ineludibile. In profonda crisi finanziaria, la Ue infatti taglierà del 40 per cento qualsiasi trasferimento agli Stati. E questi ancor di più alle Regioni. Il 2025 sarà, in Sicilia e in tutta Italia, l’anno della fine dell’unione monetaria e della crisi conclusiva del debito pubblico italiano” (https://www.thehour.info/i-comuni-di-aci-santantonio…/“).

I soldi dove sono?

Adesso si vuol far credere, esattamente come per gli inesistenti fondi del Pnrr, che i soldi non vengano erogati per “la piattaforma che non funziona”. Come se per eseguire un bonifico, un’operazione che come sa chiunque operi un c/c online, prende al massimo un paio di minuti, ci volesse un’operazione tecnica complessa. I fondi non vengono accreditati perché la banca cassiera della Regione – una banca con sede a Milano quotata in Borsa – non ha alcuna intenzione di anticiparli. Se la Regione ne dispone, bene: provvederà a trasferirli subito all’azienda regionale Ast. Altrimenti, che l’azienda attenda. “Attesa” in concreto significa che gli stipendi di Gennaio in Ast non sono stati pagati: di nuovo, la banca cassiera di Ast si rifiuta di anticipare il pagamento degli stipendi. Se Ast dispone dei fondi, bene. Altrimenti, i quasi 1000 lavoratori di Ast (864 dipendenti diretti e 119 autisti a contratto) resteranno senza stipendio. La cosa ancora più triste è che questi ultimi sono senza stipendio già da due mesi: non hanno cioè neanche ricevuto lo stipendio di Dicembre (https://palermo.gds.it/…/sindacati-in-sicilia-i…/).

Il record della Cassa integrazione

I soldi non esistono perché non esiste né “il forte aumento del Pil della Sicilia”, né il conseguente forte aumento delle entrate fiscali. Come il resto d’Italia, l’economia della Sicilia versa in uno stato di profonda recessione che dura ormai ininterrottamente dall’inizio del 2022. Il prezzo proibitivo dell’energia rende ormai antieconomica la produzione industriale tanto in Sicilia che in Italia e nel resto d’Europa. Enormi risorse vengono spese mensilmente dal Governo per pagare la Cassa integrazione in deroga a milioni di lavoratori: l’unico modo che ha il Tesoro per approvvigionare tale denaro è attraverso la continua emissione di sempre nuovi Btp e Bot. Col risultato che ormai il debito pubblico ha sforato la quota dei 3.000 miliardi di euro: una cifra che prosciuga le casse del Tesoro costrette a versare solo di interessi oltre 100 miliardi di euro all’anno ai detentori del debito. Dai Giochi del Mediterraneo previsti a Taranto alla stazione dei treni di Treviso, in tutta Italia vengono abbandonati cantieri e investimenti pubblici di qualsiasi forma e natura.

Sacrifici e privilegi

Di fronte ad una simile situazione, non si ode una sola parola dalle forze politiche e sindacali. Non deve meravigliare: sono loro ad aver condotto l’Italia nella trappola “europea” della moneta unica con Francia e Germania che hanno richiesto e richiedono livelli insopportabili di pressione fiscale e contributiva, uniti a salari bassi e continuamente decrescenti (la deflazione salariale). E ora che questi assurdi “sacrifici” imposti alla popolazione in cambio dei privilegi di una minuscola parte della popolazione fatta di grandi dirigenti pubblici, direttori di giornali e televisioni, finanzieri e politici, con i loro ricchi stipendi di deputati, senatori, consiglieri e presidenti regionali, ora che è arrivato il tempo del redde rationem non si sente più nulla.

Sarà la Germania ad uscire dal sistema euro

Inizia adesso il tempo dei liberi e dei forti. Lucidamente, occorre mettere a punto adesso le misure emergenziali che consentano di affrontare la fine ormai imminente dell’euro. Italia e Sicilia dovrebbero uscire dall’euro prima che lo faccia la Germania già nelle settimane successive al voto anticipato cui mancano poche settimane (si vota il 23 Febbraio). Ma non lo faranno: la classe dirigente italiana, è paralizzata. Pertanto, in previsione di una Dexit (uscita della Germania) che sarà repentina e distruttiva, la Regione siciliana deve prepararsi adesso a mettere in campo tutti gli strumenti per la salvezza dell’economia Sicilia. Ricostituzione immediata del Banco di Sicilia, come banca di diritto pubblico esattamente come lo fu fino alla sua scriteriata privatizzazione. Al Banco andrà trasferita ogni ricchezza mobile (denaro, titoli e qualsiasi altra forma di liquidità). Sarà poi il Banco di Sicilia, a finanziare tramite l’emissione di titoli la necessaria reindustrializzazione della Sicilia. Le altre misure verranno da sé. Interruzione delle importazioni via nave di derrate agricole, al fine di consentire l’immediato rialzo dei prezzi agricoli. E molto altro.

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