Ippica/ Fine del trotto italiano? Sembra di sì, se è vero che tanti protagonisti di questo mondo scelgono Parigi dove i premi sono sette volte superiori a quelli dei nostri ippodromi

Oggi 17 trottatori italiani corrono in Francia, nell’ippodromo parigino di Vincennes. La politica italiana, grazie anche all’Unione europea, è riuscita a mettere in ginocchio anche l’ippica del nostro Paese

In Italia esiste ancora il trotto? Parliamo di cavalli da corsa: per la precisione, di trottatori. Perché poniamo questa domanda? Perché oggi, 25 Gennaio, diciassette trottatori italiani corrono all’ippodromo di Vincennes, a Parigi. Non vogliamo esagerare, ma forse questo è un record. Una trasferta causale, quella dei trottatori italiani? In minima parte sì, perché oggi nel più noto ippodromo francese di trotto ci sono corse importanti. In massima parte non si tratta di un caso, perché i proprietari e i guidatori dei cavalli di trotto italiani, se possono, preferiscono la Francia, perché il trotto del nostro Paese, sotto il profilo economico, è in profonda crisi. Attenzione: non c’è una crisi degli appassionati di trotto, con riferimento ai proprierati di cavalli, ai guidatori di cavalli da trotto e agli scommettitori. Ciò che sta mettendo in ginocchio il Trotto italiano è l’Italia, o meglio la crisi economica italiana che viene nascosta dalla politica tutta, con riferimento ai partiti di maggioranza e di opposizione. La storia è sempre la stessa: l’Unione europea impone tagli economici al nostro Paese e i governi di tutti i colori politici tagliano fondi a destra e a manca. Il trotto è tra i settori più colpiti dalle disastrose politiche economiche e finanziarie che la Ue impone ai supini governi italiani. I fatti possono essere nascosti dalla politica e dall’informazione ma la realtà è quella che è e non può essere nascosta. Lasciamo parlare i fatti.

Ormai il paragone fra il trotto francese e quello italiano non regge più: il settore, nel nostro Paese, sta affondando tra tagli e incredibili ritardi nei pagamenti peraltro irrisori

Oggi all’ippodromo di Vincennes sono previste dieci corse. Se sommiamo i premi delle dieci corse dell’ippodromo parigino si supera di poco un milione e 200 mila euro. Se facciamo il raffronto con la giornata di corse di oggi all’ippodromo di Milano – che è uno dei più importanti d’Italia – si viene presi dallo sconforto, se è vero che la somma dei premi delle sette corse previste nel capoluogo della Lombardia non raggiunge i 43 mila euro! Certo, oggi nell’ippodromo parigino di Vincennes ci sono corse importanti e il raffronto non tiene. Facciamo il raffronto con la giornata di trotto del 23 Gennaio, sempre a Vincennes. La somma dei premi di una giornata ordinaria di trotto con otto corse, nell’ippodromo parigino, supera di poco i 350 mila euro. Conti alla mano, i premi delle corse di trotto di Parigi, in termini economici, sono, in media, sette volte maggiori dei premi delle corse dell’ippodromo di Milano e, qualche volta, anche otto-nove volte maggiori. Se facciamo il raffronto con le corse di ieri, sempre di trotto, con l‘ippodromo di Agnano, a Napoli, siamo sempre lì: la somma dei premi per sette corse nell’ippodromo partenopeo supera di poco i 50 mila euro: anche in questo caso premi inferiori di poco meno di sette volte rispetto ai premi dell’ippodromo parigino. Ancora peggio se il raffronto viene fatto con l’ippodromo di trotto di Montegiorgio, nelle Marche: anche questo è un ippodromo italiano ormai storico dove la somma dei premi delle sette corse di ieri supera di poco i 36 mila euro.

La politica italiana è un disastro. Le uniche cose che oggi riesce a garantire senza problemi sono le indennità dei parlamentari

Quanto potrà durare il trotto italiano con queste cifre bassissime? Come già accennato, non è un caso se i protagonisti di questo mondo, se lo possono fare, optano per Parigi e qualcuno anche per gli ippodromi di trotto della Svezia. Altra domanda: c’è sempre stata questa differenza economica fra il trotto francese e il trotto italiano? No. Negli anni ’70 e negli anni ’80 del secolo passato un po’ di differenza c’era, ma non eclatante come oggi. Anzi, se proprio la dobbiamo dire tutta, il più famoso trottatore del mondo di tutti i tempi – il mitico Varenne (foto sopra tratta da www.varenne.it)– è nato in Italia. Così, mentre la politica continua a raccontare di un’economia italiana che ‘cresce’, con il PIL che ‘cresce’, con l’occupazione che ‘cresce’ e altre sonore balle ancora, scopriamo che l’unica ‘branca’ dell’economia italiana che non conosce crisi è quella delle retribuzioni dei nostri ‘bravissimi’ parlamentari. Qui non si tratta di essere qualunquisti. Anche in questo caso parlano i fatti. Se facciamo quattro conti, un parlamentare nazionale si porta a casa ogni mese 5 mila euro netti (togliendo imposte e contributi previdenziali). A questi bisogna aggiungere 3 mila e 500 euro al mese per spese di soggiorno, 3 mila e 700 euro mensili per l’esercizio del mandato e mille e 200 euro al mese per le spese telefoniche. In più i parlamentari viaggiano gratuitamente sulle autostrade, in treno, in nave e in aereo. Perché facciamo questo raffronto? Perché le indennità mensili di quattro parlamentari sono di poco superiori ai premi di una giornata di corse al trotto a Milano o a Napoli! Con la differenza che da una parte ci sono solo quattro persone, mentre in un ippodromo lavorano centinaia di persone! Ci sono corse con premi di poco più di 3 mila euro, un quarto della retribuzione mensile di un parlamentare! E’ normale? Altra differenza: i parlamentari ricevono l’indennità ogni mese con puntualità, mentre i protagonisti del mondo del trotto subiscono da anni incredibili ritardi nei pagamenti. Morale: il trotto italiano, piano piano, si va spegnendo. Già ha chiuso i battenti l’ippodromo di trotto di Palermo. Nell’ippodromo di Tordivalle, a Roma, le cui immagini sono state immortalate nel celebre film Febbre da cavallo, l’ultima giornata di corse è andata in scena alla fine dello scorso anno. Magari i cavalli romani si stanno riposando… Ci rifiutiamo di credere che ci possano essere problemi nell’ippodromo romano. O no?

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