Il vero “ABBAGLIO”: lo SPETTACOLO COLONIALE della SICILIA ITALIENATA al Tempo di Ficarra&Picone

da Mario Di Mauro
fondatore della Comunità TerraeLiberAzione
riceviamo e pubblichiamo

GARIBALDI e i MILLE spaventapasseri: dall’OPRA de’ PUPI a NETFLIX

Altre costose nebbie risorgimentate (18milioni) a mascariare la Verità storica sul GOLPEGUERRA “COLORATO” del 1860, che distrusse – nel caos, nell’illegalità e nella corruzione – lo Stato sovrano delle Due Sicilie: consegnandolo ai Savoia. Il GOLPEGUERRA del 1860 venne realizzato da Forze mentali inglesi (& “intrallazzismo piemontese”): per il “controllo” su Zolfi&Salnitro (=polvere da sparo) e sui Mari siciliani con vista sull’apertura del CANALE di SUEZ. I MILLE spaventapasseri – una falsa flag “colorata” in un GOLPEGUERRA sofisticato – finirono in un gioco più grande di loro… E veniamo al film L’Abbaglio (il cui “lancio” seguiamo da mesi: da “Cannes”). “Dietro” questo film c’è la potenza produttiva di una Grande Macchina che vi ha investito e gestito ben 18milioni: dalla Tramp Ltd a Bibi Film, da Rai Cinema a Medusa, da NETFLIX a… Regione siciliana (mezzo milioncino, il massimo legale, con spot abbagliante che da oltre sei mesi campeggia sul sito della Film Commission). 

La Storia andò, caro Andò, in altro modo: todo alter modo. Dopo di che il film è diventente e va bene così

Ma una cosa è la STORIA VERA, un’altra cosa è questo spettacolare e divertente filmone, che prende spunto da un piccolo e surreale kuntu-divertissement di Sciascia (cestinato dal Maestro!), su una Storia già falsificata. Che il regista Roberto Andò si sforzi di caricar il “prodotto” d’attualità e valore culturale… è il suo mestiere. E comunque il film pare anche divertente, sebbene non quanto “I Figli del Leopardo” (parodia del Gattopardo di Visconti -1965) diretto da Sergio Corbucci, con gli strepitosi e inarrivabili Franco & Ciccio. La Storia andò, caro Andò, in altro modo: todo alter modo. La cosiddetta Impresa dei Mille fu nient’altro che una riuscita “covert operation”, operazione di copertura: della conquista coloniale anglo-piemontese delle Due Sicilie. In termini tecnici questo tipo di operazioni si chiamano false-flag, falsa-bandiera.

Dietro i “Mille” c’è una volgare storia di mercenari. La verità è che gli Inglesi dovevano distruggere anche la flotta mercantile delle Due Sicilie, in vista dell’apertura del Canale di Suez e consolidare il loro controllo sugli zolfi e il salnitro siciliani

Dietro i “Mille” avanzava nell’ombra un corpo di spedizione di circa 22.000 militari, sostenuto dagli Inglesi, e costituito da vere e proprie “legioni straniere” di ungheresi, indiani e …zuavi, già mercenari di Parigi nella feroce esportazione della “civiltà” nei villaggi dell’Algeria e sui monti della Kabilya; nonché da soldati e carabinieri piemontesi, momentaneamente “posti in congedo”, e riarruolati come “volontari” nella guerra sporca di annessione che spazzò uno Stato sovrano di “realtà millenaria”. Gli “Inglesi” dovevano distruggere anche la flotta mercantile delle Due Sicilie, in vista dell’apertura del Canale di Suez e consolidare il loro controllo sugli zolfi e il salnitro siciliani: polvere da sparo e forza motrice per l’Impero in espansione di Sua Maestà britannica: respinta la Russia nella Guerra di Crimea, l’ultimo vero ostacolo – dalle Indie alla Cina – venne pugnalato alle spalle. Quel Regno delle Due Sicilie, indebolito dall’irrisolta relazione tra la corte napoletana e l’Isola incompresa; eroso dalla corruzione, miopia e inaffidabilità dei suoi vertici militari e diplomatici; ma avviato, in una visione protezionista e a bassa pressione fiscale, verso un sicuro decollo industriale che avrebbe spinto le vele e poi i motori della terza flotta commerciale d’Europa.

La tanto celebrata battaglia di Calatafimi? Una storia di corruzione di ministri, militari e funzionari borbonici

I “piemontesi”- indebitati fino al collo coi banchieri di mezza Europa per le loro “imprese militari” all’ombra di Parigi e delle forze mentali dell’imperialismo britannico, dovevano svuotare le ricche casse delle Banche delle Due Sicilie (ma il peggio sarebbe arrivato dopo: con la “finanza creativa” dei vari Bombrini, Balduino & banditi toscopadani. E dura tutt’oggi). Ce ne sarebbero “film” da fare. Ma nella banalità dello Spettacolo sulla MalaUnità basta manipolare la Verità sulla celebrata “Battaglia di Calatafimi”: che tragicomica lo fu davvero: ma per ben altri motivi: corruzione sistemica di ministri, militari e funzionari “borbonici”, facilitata dalla “rottura di faglia” tra Napoli e la Sicilia nelle rivoluzioni e restaurazioni dell’Ottocento, che videro l’ISOLA CONTESA al centro degli eventi.

Persino lo storico inglese Denis Mack Smith prende le distanze dalla storia officiale

Il regista Andò ci definisce “revisionisti” (e “negazionisti” no?): cuntentu Iddu! In questa breve “nota d’urgenza cinematografica” su un Abbaglio va detto appena quanto basta: poche pennellate… senza alcuna pretesa di competere con una Macchina spettacolare. Il 14 Maggio 1860, Garibaldi e gli alti ufficiali borbonici Landi e Anguissola – a bordo di una nave ammiraglia inglese! – si incontrano in segreto per definire nei dettagli il Tradimento. Il 2 Giugno il neodittatore Garibaldi promette ai contadini che lo seguiranno le TERRE demaniali (…)… E così via, tra una scaramuccia e un “decreto populista”, si arriva alla farsa finale del Plebiscito (21 ottobre 1860) e all’Atto di annessione dell’Isola allo Stato di Vittorio Emanuele II, che – come chiarito anche dallo storico Denis Mack Smith: “non fu chiara e libera manifestazione plebiscitaria della volontà dei Siciliani, ma un vero e proprio atto di forza”.

Il Plebiscito? Una farsa a detta anche dei Ministri inglesi dell’epoca

Non c’è alcuna “Rivoluzione nazionale”, né alcuna “Gloria” in questa MalaUnità. Il Plebiscito ne è cartina di tornasole. Tutto – come ben sappiamo dalla lettura dell’art.4 del “decreto prodittatoriale 9 Ottobre 1860”, con il quale si stabilí l’infame sistema di votazione per il plebiscito – si svolse in un’atmosfera di vera e propria sopraffazione della libera volontà dei Siciliani. I risultati di quel plebiscito registrarono soltanto 667 “no” su 432.720 votanti, con una percentuale che supera il 99,99% dei cosiddetti “si”. Lo stesso Ministro Eliot, ambasciatore inglese a Napoli, dovette scrivere testualmente nel rapporto al suo Governo che: “Moltissimi vogliono l’autonomia, nessuno l’annessione; ma i pochi che votano sono costretti a votare per questa”. E un altro Ministro inglese, Lord John Russel, mandò un dispaccio a Londra, cosí concepito: “I voti del suffragio in questi regni non hanno il minimo valore”. Con una buona dose di ipocrisia.

La corruzione cavourriana e l’irrisoto conflitto con la Sicilia

Nel 1860, nella dialettica combinata delle correnti politiche francesi e inglesi, in corsa verso l’apertura del Canale di Suez, si scatena la Tempesta perfetta sul Regno delle Due Sicilie. L’inettitudine di “Napoli” –“oleata” dalla corruzione “cavourriana”- e il secolare e irrisolto conflitto con l’Isola-Nazione dei Siciliani fecero il resto. Una Catastrofe. Il Canale di Suez avrebbe accorciato Spazio e Tempo, ci si doveva attrezzare. Quella visione sansimoniana delle magnifiche sorti e progressive, che Cobden, da Londra, più di Palmerston, mise coi piedi per terra, imponeva comunque, in nome del liberoscambismo oligopolistico, la liquidazione di ogni resistenza protezionista (le Due Sicilie, per esempio).

I veri ‘Briganti’ erano i Savoia!

Per sei anni l’Italia Una e Fatta scatenò – con 120.000 militari ben addestrati – una guerra coloniale che assunse forme di vera e propria “pulizia etnica” e viene tutt’oggi presentata come “guerra di civiltà contro il brigantaggio e alla reazione”: discutibile fu, in ultimo, un “testamentario” Eugenio Scalfari (La Repubblica 27/12/2015). Quanto ai Savoia, erano “italiani” – ma assai meno dei Borbone-Farnese: che certo non erano “spagnoli”, come ancora si vuol far credere!). E comunque nessuna di queste teste coronate era Siciliana (per quanto avrebbero potuto anche esserlo!). I MILLE spaventapasseri di “Garibbaddo” – una falsa flag “colorata” in un GOLPEGUERRA sofisticato – finirono in un gioco più grande di loro… Usati e infine “sparati” dall’italietta “una e fatta”: dall’Aspromonte (1863) al “Sette e Mezzo” palermitano (1866)…Sconfitti, non Vinti. Illusi, non “eroi”, nè “mercenari” (tranne Qualcuno). Li Rispettiamo, poveretti!

Il vero ABBAGLIO è stato il RISORGIMENTO

Ma… a Calatafimi non ci fu nessuna battaglia (il comando duosiciliano era corrotto): ci fosse stata, una vera battaglia, i Mille spaventapasseri sarebbero stati ricacciati a mare e salvati dalla Flotta militare di Sua Maestà britannica. Li avrebbero “riportati a casa”, rispediti a cura del console britannico, mister Cossins, che “cavalcò al fianco di Garibaldi, e si fece carico di un sacco di lettere private indirizzate a mogli e familiari degli invasori, che si impegnò a far recapitare al Nord”. Da Calatafimi. Il “RISORGIMENTO”? Quello sì che è stato un Abbaglio. Ma quel che è accaduto, è accaduto. E, malgrado tutto, la nostra Repubblica c’è, incompiuta e sgarrupata: ma indietro non si torna. Ma neanche avanti si va, se non ci si kunta la Verità. Una buona volta per tutte. Il “passato che non passa” è evidente nello “squilibrio NORD-SUD”, storico e irrimediabile: il progetto politico di Stato-Nazione italiano è abortito. Punto. E Sicily Park è una colonia. (leggi: www.terraeliberazione.net )

Leonardo Sciascia? No, semmai George Macaulay Trevelyan

Torniamo al film, che cerca “nobilitate” citando Sciascia. In realtà, mi pare, che molto sia stato ripreso dal libro “GARIBALDI AND THE THOUSAND (Garibaldi e I Mille) – di GEORGE MACAULAY TREVELYAN. ” (June 1909. – PRINTED BY 8 POTTISWOODE AND CO. LTD., LONDON COLCHESTER AND ETON). Traduciamo da questo testo: “L’arte popolare italiana rappresenta solitamente i Mille come un numero di giovani ben rasati e ben vestiti con ghette militari, eleganti chepi e camicie rosse pulite. Tale, senza dubbio, fu l’impressione prodotta in certi momenti da alcuni reggimenti di volontari che si unirono a Garibaldi più tardi nell’anno, ma i Mille, quando ripresero la marcia dopo un giorno di riposo nella città di Calatafimi, presentavano un aspetto più somigliante a quello di un commando boero verso la fine della guerra sudafricana… Dopo la scalata al Pianto dei Romani, gli abiti borghesi con cui erano vestiti i nove decimi cadevano a pezzi, gli stivali cadevano a pezzi, molti zoppicavano faticosamente, molti avevano la testa o gli arti fasciati. Prima che prendessero d’assalto Palermo alla fine del mese, marce forzate, notti insonni e spietata esposizione sulle montagne alle piogge semitropicali e al sole li avevano ridotti a veri e propri SPAVENTAPASSERI. (…)”.

La falsificazione dell’Opra dei Pupi

Se la Sicilia può essere metafora del Mondo, anche la storia sconosciuta dell’Opra dei Pupi ha qualcosa da raccontarci. In origine, nella prima metà dell’Ottocento, l’Opra siciliana dei pupi inscenava l’intera storia del Mondo, “da Achille a Mosè all’ultimo bandito”. Attingendo alla tragedia classica e al teatro spagnolo d’armi e d’amore, ma anche a Shakespeare, essa esprimeva “un’idea drammatica della storia a livello di cultura popolare, dove affioravano aspirazioni e conflitti che il core paladino della gente sollevava nei confronti del potere…” (F.Pasqualino). Dopo il GolpeGuerra anglopiemontese e l’annessione catastrofica dell’Isola al Piemonte (1860), anche l’Opra venne colonizzata. Cominciarono col falsificarne l’atto di nascita: infatti, nella storiografia colonialista, essa – malgrado avesse già mezzo secolo! – ha “nascita garibaldina”. Mentre, insieme al filone “tricolore”, prende il sopravvento quello della Chanson de Roland.

Se li contiamo, sono 165 anni di menzogne

E i Siciliani? Ma quali? Il Popolo dei Sonnambuli nel magico mondo di Sicily Park? “Pupi siamo caro Fifi, lo spirito santo entra in noi e si fa pupo!” (Luigi Pirandello , Il berretto a sonagli). E il nazionalismo risorgimentato e la sua congenita per quanto disillusa “ossessione unitarista” (Antonio Gramsci) – al di là della narrazione ufficiale, dall’Opra dei Pupi, passando su 165 anni di Menzogne – ci ripropone, milionario ma ormai esausto, un ‘Risorgimento’ comico, ultimo involucro spettacolare di “un’idea morta, che produce più fanatismo di un’idea viva; anzi soltanto quella morta ne produce. Poiché gli stupidi, come i corvi, sentono solo le cose morte. E sono tanti, e talmente brulicano sulle cose morte, da dare a volte l’impressione della vita” (Nero su nero – Leonardo Sciascia, 1979).

Foto tratta da Il Fatto Quotidiano

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