Dopo una notte di pioggia e vento come si è svegliata Palermo? Neve a Piano Battaglia. I circa 50 invasi artificiali della Sicilia che vanno sistemati ora e non quando tornerà la siccità

Ogni volta che nel capoluogo della Sicilia piove con una certa intensità non possiamo fare a meno di chiederci: come finirà questa volta?

Alle tre del mattino di oggi, 23 Dicembre 2024, la pioggia e il vento, a Palermo, non davano tregua. Tra alti e bassi, due ore e mezza dopo la pioggia c’era ancora, ma era una pioggerellina, mentre il vento aveva perso molta della sua forza. Ogni volta che nel capoluogo della Sicilia piove con una certa intensità non possiamo fare a meno di chiederci: come finirà questa volta? Non è un mistero per nessuno che gli allagamenti a Palermo, anche con piogge normali, sono, per l’appunto, la normalità. Una ‘normalità’ che diventa rischiosa al crescere dell’intesità delle piogge. Come scriviamo spesso, in una città che dagli anni ’50 del secolo assato ad oggi è stata martoriata dal cemento, le piogge – ribadiamo anche non eccessive – diventano un problema. Soprattutto nell’area di Mondello e Partanna Mondello. Tra qualche ora, quando Palermo si sveglierà ne sapremo di più.

Il Governo regionale siciliano dovrebbe sistemare i circa 50 invasi artificiali ora e non quando tornerà la siccità

Cinque giorni fa Mario Pagliaro, ricercatore del Cnr e appassionato di climatologia, illustrava la presenza di neve in tante aree della nostra Isola (foto sopra). Insomma, in queste ore, tra piogge e neve, di acqua in Sicilia ne è arrivata tanta. Poiché il clima ormai è quello che è non è da escludere che, tra qualche mese, si ritorni a parlare di siccità. In Sicilia, lo ricordiamo ancora una volta, ci sono circa 50 invasi artificiali. Questo è il momento di fare chiarezza: eliminare il fango dagli invasi che impedisce di utilizzare l’acqua; effettuare uno studio accurato sui pesci presenti negli invasi artificiali della nostra Isola. Ricordiamo che in acqua dolce non si trovano solo i tradizionali pesci di lago e di fiume, ma anche pesci marini come anguille, salmoni, cefali e anche la spigola di acqua dolce. In parole semplici, va fatta chiarezza sullo stato degli invasi artificiali siciliani che, nella stragrande maggioranza dei casi, sono stati realizzati a partire dagli anni ’50 del secolo scorso per l’agricoltura e, in minima parte, per la produzione di energia elettrica e per fornire acqua a città piccole e grandi. Gli invasi artificiali non sono stati realizzati per allevare pesci, per far svernare gli uccelli, per la pesca sportiva e per altre attività.

Ma chi l’ha detto che non si possono effettuare irrigazioni di soccorso per grano e ulivi? I ‘casi’ assurdi della diga Trinità e della diga di Blufi

Per carità, se arrivano gli uccelli migratori non ci sono problemi. Ma ricordiamoci che esistono i pantani nella Sicilia orientale e le saline nella parte occidentale dell’Isola che sono, da sempre, punti di riferimento per gli uccelli migratori. Se i volatili utilizzano anche l’acqua degli invasi artificiali siciliani per svernare e riposare non ci sono problemi: l’importante è che questo non pregiudichi l’utilizzazione di questi invasi come è avvenuto fino ad oggi. Non è più possibile continuare ad utilizzare solo una decina di invasi artificiali su cinquanta senza capire cosa succede negli altri quaranta invasi artificiali, tra uccelli, allevamenti di pesci, pesca sportiva e altre attività ricreative (o economiche?). Ricordiamo che nel mondo dove l’agricoltura è una cosa seria viene irrigato anche il grano mentre in Sicilia, quest’anno, a causa della mancanza d’acqua, le produzioni di grano e di olive sono state decimate. E’ assurdo che con cinquanta invasi artificiali e con due facoltà di Agraria di prim’ordine in Siciliapiù le facoltà di Ingegneria non sia ancora stato messo a punto un sistema di irrigazione di soccorso per grano e olive. Così come è assurdo non completare la diga Trinità dalle parti di Castelvetrano, in provincia di Trapani (una storia siciliana lunga settant’anni e forse più!), e non completare la diga di Blufi, nel Palermitano, i cui lavori vennero bloccati, alla fine degli anni 80, con la scusa che bisognava tutelare una particolare lumaca!

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