Ma cosa combinano in Vaticano con il presepe? Prima cambiano tutto inserendo in anticipo sulla notte di Natale un bambinello Gesù avvolto nella kefiah palestinese e poi tornano indietro

Quando si dce che la toppa è peggiore del buco…

Ma cosa combinano in Vaticano con il presepe? Gesù Bambino, come vuole la tradizione, viene posto nella mangiatoia, tra il bue e l’asinello, la vigilia di Natale. Invece quest’anno in Vaticano hanno cambiato tutto: il bambinello è arrivato in anticipo avvolto da un drappo che, leggiamo in un canale Telegram, “sembrava ricordare una kefiah palestinese”. In realtà, come leggiamo su sky tg24, “Il presepe è stato donato dalla comunità palestinese di Betlemme ed è stato al centro di polemiche anche da parte del mondo ebraico.” Nulla contro il dono, a nostro avviso bellissimo, dei palestinesi. Però, da qui a cambiare la tradizione del presepe nella Chiesa di Roma ne corre. Invece in Vaticano hanno pensato bene di adottare subito la novità. Dopo di che, ovviamente, sono esplose le polemiche. E’ stata la comunità ebraica italiana a notare la presenza della kefiah nella mangiatoia. Apriti cielo! Alla fine sono scomparse culla, bambino Gesù e kefiah (vedere foto sopra).

Una volta che è stata adottata la discutibile ‘novità’, perché tornare indietro? Per ammettere di avere sbagliato?

E’ stata giusta la mossa del Vaticano? A nostro modesto avviso, no. Ma una volta che è stata adottata la novità, senza dubbio discutibile, che senso ha tornare indietro? Non crediamo che la ‘novità’ sia stata il frutto della distrazione: tutto si può dire del Vaticano, tranne che da quelle parti siano distratti. Insomma, è stato un errore ‘rivisitare’ il presepe ma è stato un errore ancora più grande tornare indietro. In pratica, l’ammissione di avere sbagliato. Del resto, con Gesù Bambino avvolto nella kefiah palestinese è stata operata una scelta che è in linea con la Chiesa Cattolica di Papa Francesco. Come scrive il filosofo Diego Fusaro, autore del saggio La fine del Cristianesimo, “il magistero postmoderno di Bergoglio si risolve, in fondo, in un’opera di decostruzione del Cristianesimo, aperto al mondo e svuotato di ogni trascendenza, ridotto a semplice raddoppiamento simbolico del pensiero unico politicamente corretto e liberal-progressista” (qui per esteso la riflessione di Fusaro). Se riflettiamo, proprio il presepe è stato oggetto di critiche: alcune scuole italiane lo hanno tolto perché offenderebbe le tradizioni degli studenti di altri Paesi presenti in Italia. Posizione contestata da Fratelli d’Italia che ha presentato un disegno di legge per imporre il presepe nelle scuole (qui un articolo). La stessa sorte è toccato al crocifisso, tanto che è dovuta intervenire la Cassazione per sottolineare che l’affissione del crocifisso nelle classi scolastiche non è un “atto discriminatorio” nei confronti degli alunni di diversa fede religiosa o dei loro genitori e neppure verso il “docente dissenziente per causa di religione”. La verità è che l’Italia è un Paese privo di identità culturale e si adatta a quello che capita. La Chiesa Cattolica, alla fine, non è diversa dall’Italia. Soprarttutto da quando è tornato in auge il Concilio Vaticano II…

Foto tratta da Telegram

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