Non è che Trump, Putin e Netanyhau si sono messi d’accordo per gestire le crisi in corso in Ucraina, in Siria e a Gaza? Zelensky in esilio a Londra? Intanto la Francia ha perso pure il Ciad

Le guerre in corso nel mondo viste insieme

Tre le notizie sulle guerre nel mondo in queste ore. La prima è che, ancora una volta, si registra una sorta di convergenza di interessi tra il presidente russo Vladìmir Putin e il capo del Governo israeliano, Benjamin ‘Bibi’ Netanyhau. La seconda è che la Francia ha iniziato a ritirare i suoi militari dal Ciad, un Paese dell’Africa centrale. La terza notizia è che la Russia potrebbe prendersi tutta l’Ucraina perché il Paese di Zelensky è a corto di militari e non sa dove trovarli. Sono tre notizie che ci dicono che le guerre oggi in corso nel mondo vanno viste insieme, perché sono tra di loro legate. Proviamo a illustrare cosa sta succedendo. Precisando che la convergenza di interessi tra Putin, Netanyhau e magari con il nuovo presidente americano Donald Trump non significa che si determinerà un’alleanza politica duratura tra questi Paesi. Potrebbe anche essere così, ma potrebbe anche essere una collaborazione temporanea. Ci sarebbe anche una quarta notizia che è ancora prematura: la possibile soluzione per la guerra in Medio Oriente. (Sopra, foto tratta da Affari Italiani)

I bombardamenti di Israele in Siria, con molta probabilità, sono stati concordati con Trump e Putin

L’attacco alla Siria di Bashar al Assad avrebbe dovuto indebolire la Russia, costringendo Putin a ridurre la pressione in Ucraina. Ma questo, contrariamente ai calcoli del cosiddetto Occidente industrializzato, non sta avvenendo. Al contrario, i militari russi hanno accentuato la pressione in Ucraina e, proprio in queste ore, come leggiamo in un canale Telegram, sono arrivati “a 12 Km dal più grande deposito di litio d’Europa (Shevchenko) e a 8 Km dalle miniere carbonifere di Pokrovsk, le maggiori d’Ucraina, cruciali per il settore siderurgico”. Contemporaneamente i militari israeliani, giocando di anticipo, hanno lanciato un’offensiva in Siria, prendendo di mira almeno 250 obiettivi di. questo Paese. La mossa del premier israeliano in Siria ha preso in contropiede tutto l’Occidente, che non si aspettava una reazione così repentina da parte di Israele. E’ evidente che Netanyhau non crede al volto ‘buonista’ del nuovo regime siriano che ha èreso il posto di Assad. Il capo del Governo israeliano pensa – e forse non ha torto – che il colpo di mano in Siria sia stato effettuato dall’amministrazione americana uscente di Joe Biden e da tutta la fanfara anti-russa e anti-israeliana, dall’ONU all’Unione europea. Netanyhau non esclude che la Siria, con il nuovo corso, possa diventare un nuovo ‘Califfato’ e, preventivamente, sta distruggendo tutte le basi militari in Siria, ad eccezione di quelle russe. Lo scorso Settembre abbiamo scritto che Putin e Netanyhau avevano in comune l’interesse per la rielezione di Donald Trump alla Casa Bianca (qui il nostro articolo). E oggi hanno un ulteriore interesse in comune: agire, per l’appunto, di comune accordo in Siria. Non ci sarebbe da stupirsi se, sottobanco, Trump appoggi Putin e Netanyhau in Siria.

L’Ucraina è a corto di militari: questo spiega l’imponente avanzata russa. Non è da escludere che le truppe di Putin entrino a Kiev prima del 20 Gennaio

In Ucraina va in scena una situazione una situazione singolare. Il Paese di Zelensky ha a disposizione armi e soldi per resistere alla guerra contro la Russia. Ma non ha a disposizione militari da mandare al fronte, sia perché in russi li hanno ammazzati, sia perché buona parte della popolazione ucraina è scappata in Europa. In questo momento, in Ucraina, possono svolgere il servizio militare i giovani da 25 anni in poi. Il presidente Zelensky ha chiesto militari a tutto l’Occidente ma nessun Paese occidentale vuole inviare soldati in Ucraina, perché al 90% verrebbero ammazzati dai russi. I governanti francesi, inglesi, polacchi e di altri Paesi dell’Est e del Nord Europa hanno detto che sono disposti a inviare militari in Ucraina. Ma fino ad oggi si è trattato solo di chiacchiere. Per non parlare dell’esercito europeo, che è una grande minchiata. Questo spiega perché i russi avanzano in tutta l’Ucraina e, come scriviamo spesso, potrebbero arrivare a Kiev prima dell’insediamento di Trump alla Casa Bianca. L’attuale amministrazione americana ha più volte invitato Zelensky a mandare al fronte i giovani ucraini di età compresa tra 18 anni e 25 anni. Ma il presidente dell’Ucraina ha risposto picche. Lo fa per difendere i giovani del suo Paese, magari perché pensa che con l’insediamento di Trump finirà la guerra?

Saranno Trump e Putin a riprstinare l’ordine in Ucraina? La probabile fine della NATO

In effetti, la tesi della fine della guerra in Ucraina con l’arrivo di Trump alla Casa Bianca viene data quasi per scontata. Del resto, è un impegno che il nuovo presidente USA ha assunto con gli elettori del suo Paese. Ma come si arriverebbe alla pace in Ucraina? Qui arriva il bello di questa storia. Gira voce che Trump si sarebbe messo d’accordo con Putin per dare ai russi tutta l’Ucraina, sbarazzandosi di Zelensky, che andrebbe in esilio a Londra. Con questa soluzione Stati Uniti d’America e G7 risparmierebbero l’ulteriore prestito di 50 miliardi di dollari concesso a Ucraina. Sarebbero Trump e Putin a ripristinare l’ordine nella stessa Ucraina. Le regioni russe di questo Paese resterebbero alla Russia. La nuova Ucraina ‘dimagrita’ non entrerebbe a far parte della NATO, anche perché per restare nella NATO i Paesi che ne hanno fatto èarte fino ad oggi dovrebbero tirare fuori una barca di soldi ogni anno. Ciò significa che la NATO, causa crisi economica mondiale, chiuderà i battenti, perché sarebbero pochissimi i Paesi a poter pagare la retta. Insomma, tra pochi i mesi l’attuale Segetario generale della NATO, l’ex premier olandese nonché ‘europeista’ Mark Rutte resterà senza lavoro…

La Francia saluta anche il Ciad

Andiamo alla Francia. Dove le cose, con riferimento all’economia, si mettono male. La crisi dell’economia francese merita un articolo a parte. Ora ci limitiamo a illustrare ciò che abbiamo anticipato all’inizio di questo articolo: e cioè che la Francia ha iniziato a ritirare le sue truppe dal Ciad. “È il quarto Paese africano dal quale la Francia ha ritirato le sue truppe, dopo Mali, Burkina Faso e Niger – leggiamo su un canale Telegram -. Il ritiro dal Ciad segna la fine di decenni di presenza militare francese nella regione del Sahel”. La Francia è già in crisi: una crisi politica e anche economica. Fino a un anno fa la Francia drenava ai 14 Paesi africani che controllava, una barca di soldi e di materie prime, a cominciare dall’uranio con il quale ha fatto funzionare le proprie centrali nucleari. Cina e Russia, che oggi esercitano una grande influenza in Africa, stanno aiutando gli abitanti dei Paesi africani ancora oggi controllati dalla Francia a liberarsi dai francesi. Ciò significa che l’economia francese, tra qualche anno, sarà con il ‘culo a terra’.

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