La profezia di Gesù sulla distruzione di Gerusalemme: “Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace! Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi”

di Frate Domenico Spatola

Questo passo del Vangelo di Luca (19, 41-44) ci ricorda la profezia di Gesù su Gerusalemme, ma ci fa anche riflettere sul tempo attuale dove i governanti del mondo non sembrano molto interessati alla pace

Gli evangelisti Giovanni e Luca parlano del pianto di Gesù. Il primo usa il verbo “lacrimare” dinanzi alla tomba di Lazzaro. Luca parla di un “pianto disperato” di Gesù, alla vista di Gerusalemme. Era giunto sul monte degli Ulivi, da dove si contempla la città e il suo Tempio. Una edicola con vista a vetri sul panorama, fu costruita a metà del XX secolo dai Frati Francescani. La denominarono “Dominus flevit”, a ricordare che in quel punto il Signore ha pianto. Chi lo vide piangere ne ascoltò anche il lamento: “Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace! Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi”. Seguì tremenda la profezia della distruzione di Gerusalemme avveratasi nell’anno 70 ad opera dei Romani di Tito. Era nella continuità di quelle che i Profeti, nell’antichità, pronunciavano sulle città infedeli: “Per te verranno giorni in cui i tuoi nemici ti circonderanno di trincee, ti assedieranno e ti stringeranno da ogni parte; distruggeranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata!”. Giuseppe Flavio fu lo storico coevo, che nella sua “Guerra Giudaica”, con dovizia di dettagli, confermò storicamente l’accadimento di quello che Gesù aveva predetto. Luca che pubblicò il suo Vangelo dopo l’anno 70, certifica il compìmento della profezia. Poteva essere evitata la distruzione della città e del tempio? Per la sua bellezza, questo era additato come una delle “sette meraviglie del mondo”. Sarebbe stato possibile se i Giudei avessero smesso l’orgoglio di “popolo eletto” e dato ascolto a Gesù che insegnava a perdonare i nemici. Ma l’ostinazione dei Giudei era tragicamente accompagnata dalla illusione credula che Iahvè in persona sarebbe sceso a difendere la città e il suo tempio. Ciò impedì loro di trattare la pace con i Romani, e fu la catastrofe.

Foto tratta da di briciole di Vangelo

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