Dopo la distruzione del Tempio inizierà un nuovo processo storico di liberazione. Bisogna fidarsi del Padre senza preoccuparsi di sapere il giorno e l’ora

di Frate Domenico Spatola

Commento al Vangelo della XXXIII Domenica del tempo ordinario (anno B): Marco 13, 24-32

La “buona notizia” portata da Gesù non causa paure ma solo speranze. Il capitolo 13 del Vangelo di Marco, per la sua complessità, necessita di attenta interpretazione da parte del lettore. Dopo la distruzione del tempio, che storicamente si avvererà ad opera dei Romani di Tito nell’anno 70, inizierà un nuovo processo storico che sarà di liberazione. I regimi, basati sulla prepotenza e l’orgoglio, portano il germe della corruzione. Immagine resa dalla visione del profeta Daniele: il crollo della statua gigantesca dai piedi d’argilla. La catastrofe investirà soltanto la sfera celeste, la sede di dèi e delle aspiranti “stars”. “Il sole si oscurerà, e la luna non darà più la luce”. Erano le divinità pagane, adorate in Egitto e in Mesopotamia, che collassavano. Però quando verrà annunciato il Vangelo tutto il restante si oscurerà. “Le stelle che cadranno” sono i potenti della terra: faraoni, imperatori e re. Così il profeta Isaia aveva infatti bollato il re di Babilonia: “Ambivi salire nei cieli e sei stato precipitato negli inferi!”. Allora i potenti “vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi”, mentre gli Angeli, suoi collaboratori, raduneranno gli eletti del Regno. Inizierà l’era del Figlio dell’uomo e la parabola del fico coi suoi germogli ne preludierà i tempi della maturazione. La caduta di Gerusalemme segnerà l’ingresso dei popoli nel Regno. Necessita però fidarsi del Padre, senza preoccuparsi di sapere, né il giorno né l’ora.

Foto tratta da La Luce di Maria

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