‘La siccità della Sicilia sotto la pioggia’: affrontiamo questo argomento ‘pirandelliano’ con Mario Pagliaro, grande conoscitore della realtà idrica della nostra Isola

Ieri, per la cronaca, Pagliaro è stato convocato dalla IV Commissione legislativa del Parlamento siciliano per parlare della questione idrica insieme con Francesca Briganti e Ernesto Abate

Le piogge sono tornate in Sicilia. In alcune zone della parte orientale della nostra Isola anche molto violente (tra un po’ pubblicheremo un nostro commento sulle inondazioni che hanno colpito alcune zone della Sicilia orientale). In queste ore assistiamo al paradosso: mentre piove si continua a parlare della siccità in Sicilia, come se non avessimo a disposizione circa cinquanta invasi artificiali che, secondo i ‘tecnici’ della Regione siciliana, non si riempono mai… Per fare il punto della situazione sulla ‘siccità della Sicilia sotto la pioggia’, abbiamo posto alcune domande a Mario Pagliaro, chimico del CNR, un uomo di scienza che conosce molto bene le condizioni idriche della nostra Isola. Per la cronaca, Pagliaro, ieri, è stato convocato dalla IV Commissione legislativa dell’Assemblea regionale siciliana per affrontare sempre i problemi legati alla gestione dell’acqua in Sicilia. Alla riunione di ieri erano presenti anche Francesca Briganti, coordinatore regionale dell’associazione Le Partite iva Italia, ed Ernesto Abate, segretario regionale di Sifus Confali (foto sopra).

“LA SICCITA’ IN SICILIA E’ FINITA I PRIMI DI AGOSTO”

Allora, Pagliaro, con le piogge che in questi giorni sono tornate a bagnare la Sicilia dovrebbe essere finita la siccità…

“La siccità – intesa come carenza di piogge – si è conclusa in Sicilia i primi giorni di Agosto. Quando sono iniziate le piogge che sono continuate portando alla nostra Isola un notevole surplus sia ad Agosto che nei due mesi successivi. Oltre che nelle prime due settimane di Novembre”. 

Possiamo fare il punto della situazione sulle piogge degli ultimi giorni? Hanno colpito solo la fascia Jonica della Sicilia o anche altre aree?

“Ieri, 13 Novembre, abbiamo registrato allagamenti diffusi ed esondazioni di corsi d’acqua su buona parte della Sicilia Jonica. Il 19 Ottobre scorso sono esondati il fiume più grande della Sicilia, il Salso, e il torrente Niscima. Lungo 144 km, il Salso attraversa la Sicilia da Nord a Sud nel suo settore centrale, che è quello che ha più patito la carenza idrica dovuta alla bassissima piovosità fra Ottobre 2023 e Luglio 2024. Le piogge da Agosto sono ingenti e non fanno che crescere approssimandosi all’Inverno: qualche giorno fa si registravano allagamenti diffusi a Termini Imerese, mentre a Catania fiumi d’acqua percorrevano persino il centro della città. Tutti possono facilmente verificare l’entità e la diffusione delle piogge in tutto il territorio regionale sul sito della Protezione civile regionale accedendo su internet questo collegamento online“.  

L’ACQUA DEGLI INVASI SICILIANI CHE FINISCE IN MARE. IL ‘CASO’ DELLA DIGA TRINITA’ DI CASTELVETRANO

La Sicilia quest’anno ha registrato il mese di Agosto con una piovosità record: 13 giorni di piogge consecutive in tante aree della nostra Isola. Com’è possibile che nessuno dei cinquanta invasi artificiali presenti non si siano riempiti d’acqua? Gli invasi sono pieni di fango e l’acqua non si può utilizzare? Gettano l’acqua in mare? 

“Che in molti casi si getti l’acqua a mare lo hanno potuto verificare personalmente un Ministro prima e un deputato poi in visita presso la diga Trinità, a Castelvetrano in piena Estate, quando non si faceva che parlare e scrivere di siccità. Come abbiamo ribadito ieri, in sede di audizione da parte dei deputati regionali della IV Commissione dell’Ars, consegnando il nostro studio “Acqua in Sicilia. Soluzioni concrete alla situazione concreta” su come uscire in via definitiva dalla crisi idrica, nella diga Trinità di Castelvetrano, realizzata nel 1959 sbarrando il fiume Arena, il Ministero ha ordinato alla Regione che il livello non superi i 62 metri sul livello del mare. Prima, il livello dell’acqua era a 68 metri ma in margine al temporale della notte del 10 Novembre 2021 i cunicoli dentro la diga si sono allagati. I funzionari della Regione hanno temuto il peggio, cioè che la diga potesse cedere e rilasciare l’acqua a valle. Da allora, il livello dell’acqua sul livello del mare è stato ridotto, portandolo a 62 metri. Non appena il livello dell’acqua supera i 62 metri di altitudine, come avveniva durante la visita dello sbigottito deputato la scorsa Estate, la Regione è costretta ad aprire le paratie e a gettare l’acqua a mare”.

Lei ha contezza di quanta acqua sia contenuta negli invasi artificiali siciliani? Cercando tra i dati ufficiali si trova poco: perché? Non vogliono fare conoscere qual è la situazione? Come mai non c’è un servizio idrico per informare i cittadini siciliani?

“Il servizio esiste ed è curato dalla Regione siciliana. Forse era più facilmente accessibile online andando sul sito dell’Osservatorio delle Acque della Regione siciliana. Dopo la sua soppressione, a curare l’emissione del rapporto mensile sullo stato di riempimento degli invasi è l’Autorità di bacino del distretto idrografico Sicilia, un’amministrazione della Regione siciliana che lo pubblica online sul sito della Regione. Ieri, 13 Novembre, si trovano online ad esempio i dati aggiornati al 17 Ottobre. Come le dicevo, il 19 Ottobre è esondato in più aree il fiume più lungo della Sicilia, il Salso. Dal 1959, uno sbarramento lungo il corso del fiume ha creato il lago di Pozzillo, che con 150 milioni di metri cubi di capacità di invaso è il più vasto bacino artificiale della Sicilia. L’acqua del lago è usata per la produzione di energia idroelettrica e per fini irrigui”. 

L’ACQUA DEGLI INVASI SICILIANI TRA UCCELLI MIGRATORI, PESCI E SCI NAUTICO

Stando a quanto abbiamo raccontato in una nostra inchiesta, ci sono invasi artificiali realizzati per gli agricoltori finiti, non abbiamo mai capito a che titolo, sotto il diretto controllo degli ambientalisti. Poi ci sono invasi artificiali dove si allevano pesci. E invasi artificiali dove si svolgono attività sportive. A lei questo risulta? 

“Certo. I laghi artificiali siciliani non sono solo una fonte di preziosa acqua dolce. Vi si pratica lo sport – ad esempio lo sci nautico – nello splendido lago Rosamarina, nel territorio di Caccamo. Così come la pesca, sia quella sportiva che amatoriale. In alcuni degli invasi si abbeverano e riposano alcuni uccelli migratori e nei pressi vi fiorisce una ricca vegetazione. Per questo, alcune aree limitrofe – ma non gli invasi – sono affidate alla cura di alcune associazioni ambientaliste. Vi sorgono ad esempio dei bellissimi sentieri. E’ vero che molti invasi, costruiti originalmente dalla Regione tramite il suo Ente Sviluppo Agricolo (ESA), che inizialmente dovevano avere solo utilizzi irrigui, sono finiti per alimentare i centri abitati: il lago Poma, ad esempio. In Sicilia, in ogni caso, occorre intervenire in modo sistematico sugli invasi per ridurre l’interrimento e migliorare lo stato delle dighe in modo da poterle collaudare tutte, e aumentare la quota autorizzata dal Ministero. Sono lavori che possono essere conclusi nel medio periodo, entro i prossimi 7 anni”. 

Alla fine questi dissalatori li realizzeranno o no?

“La Regione vorrebbe riattivare i dissalatori di Porto Empedocle, Gela e Trapani abbandonati da oltre dieci anni. Per farlo, intende utilizzare 90 milioni di euro del Fondo di sviluppo e coesione e altre risorse finanziarie. Sono lavori che richiederanno tempi lunghi, per cui si vorrebbe installare un dissalatore temporaneo a Porto Empedocle. Nel frattempo, le piogge in corso e quelle che verranno continueranno a far aumentare il livello dell’acqua in tutti gli invasi, che si riempiono grazie alla portata dei fiumi che è tornata ad essere significativa quasi ovunque. Ciò che è veramente necessario è intervenire sulle grandi tubazioni che collegano gli invasi ai campi. La Sicilia è una regione a vocazione agricola: su un totale dei consumi annui pari a circa 1,5 miliardi di metri, l’agricoltura ne consuma 825 milioni. I centri abitati 525 milioni. E la popolazione continua a diminuire in modo molto significativo anno dopo anno, facendo diminuire i consumi per usi civili. Sono i consumi agricoli ad essere enormi: e lo sono perché le perdite delle reti idriche irrigue sono persino maggiori di quelli, pari a poco più del 50%, della rete idrica dedicata agli usi civili e potabili”.

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