La violenza della natura che oggi colpisce la Spagna ci ricorda la terribile onda anomala che colpì Sciacca nel Novembre del 1951. Il racconto di un grande conoscitore del Mediterraneo

Questa illustrazione è presa da un’intervista a uno dei più grandi conoscitori dei fondali del Mediterraneo, Domenico Macaluso

Oggi raccontiamo un anniversario che ha come oggetto un evento avvenuto a Sciacca nel Novembre del 1951. Osservando quello che sta succedendo in queste ore in Spagna, con la forza dirompente della natura che sta provocando danni immani – dopo la tragedia di Valencia un mezzo finimondo si sta scatenando a Barcellona, in Catalogna – la memoria è tornata sull’onda anomala che colpì Sciacca circa 73 anni fa. Lo facciamo riprendendo alcuni passi di un’intervista a Domenico Macaluso, un personaggio importante: medico chirurgo nella vita, Macaluso è un profondo conoscitore dei fondali del Mediterraneo. Ha coordinato per la sezione agrigentina e saccense della Lega Navale Italiana e l’Ordine dei Geologi della Sicilia una serie di immersioni sottomarine sui resti dell’edificio vulcanico sommerso che giace sul Banco di Graham, nel Canale di Sicilia, il vulcano che per soli cinque mesi, nel 1831, diede vita all’isola Ferdinandea. Nel 2007, nominato “Ricercatore Subacqueo” nel progetto dell’Unione Europea “Discovering Magna Grecia”, Macaluso ha effettuato la mappatura dei siti d’interesse archeologico-subacquei della Sicilia sud-occidentale. Nel Luglio del 2009 ha partecipato, assieme ad i ricercatori del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Bologna, ad alcune missioni subacquee di recupero di gas, dalle fumarole della caldera di Panarea; nel maggio 2017 ha curato per il Dipartimento di Scienze e Tecnologie dell’Università di Napoli la taratura di rilievi geofisici per il GEAC (Gruppo Geologia Ambienti Costieri). È il Responsabile Scientifico del Settore Mare, del WWF Sicilia, Area Mediterranea e, qualche mese fa, è stato nominato Ispettore Onorario della Regionale siciliana per la Geologia Marina.

Un boato e il mare si ritirò lasciando scoperti i fondali del porto di Sciacca. Poi il finimondo…

Andiamo al racconto dei fatti accaduto a Sciacca nel Novembre del 1951: “Nel Canale di Sicilia… pericolose onde anomale possono avere origine anche da fenomeni gravitativi in quanto l’insieme del contesto descritto costituisce un sistema tendenzialmente instabile, con possibilità di cedimenti dei fianchi e/o collassi di settore, comuni nei rilievi vulcanici sottomarini, nelle isole vulcaniche e nei vulcani prospicienti le coste’. Ed a fronte dei negazionisti, ecco cosa è successo a Sciacca, non nel 1908, ma il 12 Novembre del 1951, quando, dopo un forte boato, il mare si ritirò improvvisamente, lasciando scoperti i fondali del porto e determinando la rottura degli ormeggi delle imbarcazioni; l’onda anomala con la quale le acque riaffluirono, danneggiò le strutture portuali, alcune case e diversi magazzini, comportando la dispersione di parte della flottiglia peschereccia di Sciacca, con danni stimati da una Commissione parlamentare superiori ai 40 milioni di lire (stiamo parlando del 1951)”.

Le sacche di gas presenti nei fondali del Mediterraneo – i pockmark – delle quali si parla pochissimo

“L’evento è da mettere in relazione con l’esplosione di una sacca di gas, in quanto il maremoto non era stato anticipato da alcun terremoto, ma soltanto dalla violenta esplosione avvertita prima del ritiro delle acque del mare. L’evento fu così disastroso da fare intervenire il Governo in aiuto alla popolazione, come si evince dalle cronache parlamentari del 1951. La descrizione di questo maremoto venne riportata anche in diversi quotidiani dell’epoca, ma in particolare, la corrispondenza dell’inviato di Palermo del 12 Novembre 1951 per La Stampa è utile a comprendere l’entità del fenomeno ed i suoi devastanti effetti: ‘Ieri, verso la mezzanotte e mezza nell’interno del porto di Sciacca, improvvisamente il mare si sollevava fino a raggiungere l’altezza di oltre tre metri e, con una gigantesca ondata sovrastante le banchine, si abbatteva con violenza sull’abitato. Le circostanze con cui il fenomeno si è manifestato fanno pensare ad un autentico maremoto. Le barche, che in numero di oltre 150 nell’angusto specchio d’acqua formavano quasi un ponte, all’urto tremendo dell’onda, rotti gli ormeggi, sono state trasportate via dal risucchio. Uno spettacolo desolante si presentava nelle prime ore dell’alba nella sconvolta marina e lungo il litorale: barche affondate, rottami alla deriva, motopescherecci dalle fiancate squarciate a cavallo delle distrutte banchine. Mancano una trentina di battelli; circa duecento metri di banchina sono stati divelti dalla furia delle acque’”.

QUI PER ESTESO L’INTERVISTA A DOMENICO MACALUSO

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Sopra, foto Wikipedia

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