Le contraddizioni della Sicilia 1/ L’economia della nostra Isola che cresce (così dice il Governo regionale) e le cosidette Isole Minori abbandonate. Il ‘caso’ dei trasporti via mare

Se le isole che circondano la Sicilia vogliono crescere non possono fare a meno di turismo (che oggi non brilla) e sanità pubblica (oggi assente). La crescita di questi luoghi passa dalla loro indipendenza e da un possibile accordo con i Paesi del BRICS. Altro che Unione europea, Italia e Regione siciliana!

Cominciamo oggi un ‘viaggio’ fra le contraddizioni della Sicilia, tra economia e politica. Proveremo ad analizzare temi di diversa natura. Oggi cominciamo con i collegamenti via mare tra la Sicilia e le sue isole, chiamate impropriamente “Isole Minori”, luoghi incantevoli che di minore hanno solo il disinteresse che lo Stato italiano e la Regione siciliana manifestano, nei fatti, verso questi luoghi incantevoli, soprattutto da quando l’Italia è finita nella ‘trappola’ monetaria dell’euro. Sulle isole che circondano la Sicilia la nostra premessa è che dovrebbero essere Stati a se stanti, come Malta. Perché se Malta è riuscita a liberarsi dal giogo inglese, le Isole Eolie, Lampedusa e Linosa, Pantelleria, le isole Egadi e Ustica non possono liberarsi di chi oggi le opprime? E’ sbagliatissimo che le Isole Eolie, le Isole Pelagie, Pantelleria, le Isole Egadi e Ustica dipendano ancora da un Paese che, di fatto, li ha condannati all’abbandono. Da Stati liberi, al contrario, potrebbero scegliersi i propri interlocutori e programmare un futuro autonomo, a cominciare dalla sanità pubblica che in queste isole è stata smantellata. Agli americani, che dallo sbarco del 1943 ad oggi controllano la Sicilia, a parte gli interessi militari, della isole che circondano la Sicilia non glien’è mai fregato nulla. Le isole che circondano la Sicilia dovrebbero lottare per la propria indpendenza per poi agganciarsi ai Paesi del BRICS, Cina e Russia in testa ma non solo. In pochi anni potenziarebbero la sanità, il turismo e i trasporti. Oggi invece non hanno più strutture sanitarie e i trasporti sono carenti. Lampedusa, ormai, è il punto di riferimento del sistema che trasferisce persone dall’Africa in Europa, passando dalla Sicilia. L’aeroporto e il sistema dei trasporti via mare sono solo in minima parte al servizio dei cittadini di Lampedusa e in massima parte al servizio di chi specula sui migranti.

La crisi dei trasporti via mare delle Isole Minori descritta da Ciro Lomonte

La crisi del sistema dei trasporti via mare è descritta in quella che è ormai la sua rubrica fissa da oltre due anni dal Segretario politico di Siciliani Liberi, Ciro Lomonte. Leggendo il post di Lomonte viene fuori una contraddizione tra la rappresentazione dell’economia siciliana da parte del Governo regionale siciliana e la realtà dei collegamenti via mare tra la Sicilia e le sue isole. In un comunicato il presidente della Regione siciliana, Renato Schifani, dice che l’economia siciliana cresce, che il PIL siciliano cresce, che si stanno programmando grandi investimenti. Lo stesso presidente Schifani e l’assessore regionale alle Attività produttive, Edy Tamajo, illustrano mirabolanti certificazioni della spesa di fondi europei: 3 miliardi di euro di qua e quasi 800 milioni di euro di là. Ma se le cose vanno così bene come mai non ci sono i soldi per sostenere i collegamenti via mare tra la Sicilia e le sue isole? “Quando l’assessore regionale ai Trasporti (Alessandro Aricò ndr) annunciò a inizio anno l’aumento delle corse per i traghetti che collegano la Sicilia alle sue isole – scrive il leader degli Indipendentisti siciliani – Siciliani Liberi fu l’unica forza politica a dire pubblicamente che i soldi non esistevano. E che dunque si trattava – dopo quelli relativi al Pnrr prima e al Fondo di sviluppo e coesione poi – dell’ennesimo annuncio cui nulla sarebbe seguito. Puntualmente, la realtà conferma la correttezza delle analisi che Siciliani Liberi mette a disposizione di tutti i siciliani, inclusi gli amministratori locali siciliani sia dei Comuni che della Regione”. Lomonte cita un articolo di PalermoToday: “Navi sequestrate, Regione che non paga e inflazione: Caronte&Tourist isole minori pronta a dimezzare gli stipendi” titola una nota testata giornalistica online (https://www.palermotoday.it/…/caronte-tourist-isole…)”. Precisa Lomonte: “Di fatto in condizioni di insolvenza da molti mesi, la Regione siciliana non paga l’azienda aggiudicataria della gara d’appalto relativa al servizio di collegamento con le isole Eole. E finalmente parlano anche i sindacati, che per 30 anni hanno offerto la necessaria copertura dei lavoratori alla fallimentare adesione dell’Italia all’euro. A far pervenire alla stampa la lettera inviata dall’azienda ai sindacati sono state proprio le organizzazioni sindacali. Lomonte cita, appunto, la lettera che il responsabile del personale dell’azienda ha inviato ai sindacati. “Nonostante le continue sollecitazioni, a quel che ci risulta formulate anche da parte sindacale, la Regione siciliana non ha ancora onorato il debito nei confronti della Caronte&Tourist, che ha ormai raggiunto un ordine di grandezza ben più che preoccupante con servizi resi da più di 9 mesi e non ancora liquidati. Vi anticipiamo dunque che, in assenza di fatti nuovi nelle prossime ore, saremo costretti a erogare solo il 50% delle retribuzioni a tutti i dipendenti, marittimi e amministrativii”. Commenta ancora il Segretario politico di Siciliani Liberi: “Si tratta dell’ennesima evidenza concreta che la Regione siciliana, nonostante il roboante ed ennesimo annunìcio dell’assessore all’Economia (Alessandro Dagnino ndr) di “oltre 400 milioni pronti ad essere spesi subito” (https://www.palermotoday.it/…/manovra-l-assessore…) – la Regione non sia in grado di pagare nemmeno i contratti in essere”.

Regione siciliana senza soldi, altro che economia che cresce!

“L’azienda di trasporti navali in questione – prosegue la nota di Lomonte – dispone di enormi risorse dovute al semi-monopolio che esercita da decenni nel servizio di coollegamento fra Messina e Villa San Giovanni. Ed è riuscita quindi a pagare i marittimi e il carburante per oltre 9 mesi senza percepire nulla dalla Regione. Ora, però, continuare a pagare i lavoratori e il carburante si tradurrebbe in una perdita capace di mettere a rischio il ricco bilancio aziendale. E così l’azienda si prepara prima a dimezzare i salari. E poi ad abbandonare il servizio. Sono gli effetti concreti dell’insolvenza delle pubbliche amministrazioni locali. Prima i Comuni e le ex Province – tutti di fatto insolventi in tutto tranne nel pagamento degli stipendi – e ora la Regione siciliana. Le cifre di cui parliamo sono enormi: 199 miloni per 5 anni, tutti a carico della Regione, per pagare all’impresa il servizio di collegamento relativo a quattro insiemi di isole (Eolie, Egadi, Pantelleria e Ustica), dai 129 che pagava prima. Infatti, l’azienda a fine 2023 esultava: ‘Va dato atto alla Regione siciliana di tenacia e acume nel perseguimento dell’obiettivo prefissato’ (https://www.notiziarioeolie.it/…/26837-a-caronte…). Ora che la Regione non paga da 9 mesi, sarebbe facile chiedere all’azienda se desidera ancora complimentarsi con la Regione ‘per l’acume e la tenacia’. Ma Siciliani LIberi è una forza politica concreta e non demagogica, come quelle che dominano la politica italiana da 30 anni. E non lo farà. Si tratta solo di comprendere che la Regione e lo Stato non sono in grado di pagare più ad alcun privato l’erogazione dei servizi pubblici essenziali come il trasporto navale da e per le isole”.

La soluzione prospettata da Siciliani Liberi

A questo punto Lomonte prespetta una soluzione: “Occorre dunque procedere immediatamente alla nazionalizzazione del trasporto navale, come avvenne ininterrottamente fino ai catastrofici anni ’90. Siremar, Tirennia, Toremar e tutte le altre aziende appartenevano allo Stato. Cui devono tornare subito. Lo Stato con 3mila miliardi di debito pubblico in valuta straniera (euro) non può pagare i margini di profitto di cui necessitano i privati per condurre le loro imprese. Se non lo farà, molto semplicemente già nelle prossime settimane assisteremo all’interruzione del servizio pubblico di collegamento navale da e per le isole. Le aziende private, non pagate, lo ridurranno al minimo. Per poi abbandonarlo del tutto a carico della Regione”. Non sappiamo se questa sia la soluzione, se non altro perché, come dice lo stesso Lomonte, lo Stato italiano è al verde. Per nazionalizzare un servizio ci vogliono le risorse che lo Stato italiano non ha. A nostro avviso, debbono essere gli abitanti delle isole che circondano la Sicilia a trovare la soluzione. Che non potrà essere in Italia e in Sicilia. O, peggio che mai, dentro una fallimentare Unione europea che non sa dovce e come trovare i soldi per andare avanti e pensa alla Moldavia e alla Georgia…

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