La Palestina è una terra che da secoli è oggetto di contesa. San Simone lo zelota voleva liberare questo luogo dall’oppressione romana ricorrendo anche alla forza

di Frate Domenico Spatola

28 Ottobre 2024, festa dei Santi Simone e Giuda (Taddeo) apostoli: Luca, 6, 12-19

San Simone lo zelota. Matteo e Marco lo dicono “il Cananeo”. È Luca a chiamarlo “Zelota”. “Appassionato” vuol dire in ambedue i casi. Ma l’indicazione era “politica”. Voleva, come i suoi pari, la liberazione della Palestina dalla oppressione romana, servendosi della forza. Estremista dunque, e forse anche portatore della “sica”, il pugnale pronto all’evenienza (“sicario”). L’altro apostolo che oggi si festeggia è Giuda. Nome di tutto rispetto, ma il soprannome “Taddeo” che vuol dire “magnanimo” lo rende più amico. La loro scelta per essere apostoli, stando al racconto di Luca, avvenne dopo una notte di incertezza e di preghiera passata da Gesù sul monte. Voleva conferme dal Padre, che vennero al chiarire del giorno. Tra la pleida di discepoli che lo attendevano alle falde del monte, ne scelse “Dodici”. Il numero non casuale né scaramantico. Era il suo “nuovo Israele”. Tutto suo, perché il “vecchio” gli aveva dato il “gran rifiuto”.
Stando alla narrazione evangelica, li elevò a dignità di “Apostoli”. Ambasciatori, dunque La qualifica rimarrà all’interno della Comunità giudeo-cristiana, quale riferimento ineludibile. Paolo, che si batterà per rivendicare a sé il titolo di “Apostolo”, dovrà confrontarsi con loro, prima di prendere il largo per la sua autonoma evangelizzazione ai Gentili, ispirata dallo Spirito Santo.

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