Una riflessione-ricordo sulla strage del 7 Ottobre 2023 e l’auspicio che in futuro due Stati, l’ebraico e il palestinese, possano convivere pacificamente

di Frate Domenico Spatola

Un anno di terrore in Palestina e dintorni

Erano le sei antimeridiane del 7 Ottobre 2023. Il mondo restò basito alla notizia dell’attacco di Hamàs ad Israele, proditorio quanto imprevisto. Era imprevedibile? È il dubbio che da un anno angoscia insieme alla notizia degli oltre mille morti, e le centinaia di ostaggi. Sorprende come “l’Intelligence” di Israele non sia eccelso per efficienza. Come mai non ci fu sentore, permettendo agli aggressori di agire con la belluina ferocia? La risposta di Israele, ed era prevedibile, non si fece attendere e fu pari se non più aggressiva dell’offesa, se non fosse cinismo parlare delle vittime in termini aritmetiche di cifre. Le scene distruttive si incentrarono su Gaza, città bersaglio perché fortino di Hamàs con i quaranta chilometri di tunnel e cuniculi, scavati anche con le unghia, per noscondere i terroristi e da quel fatale giorno anche gli ostaggi israeliani. Il capo del Governo israeliano, Netanyhau non sente a tutt’oggi ragioni e conta nella volontà, che spera condivisa dagli altri Stati, di sradicare il terrorismo antisemita, in tante città si è tramutato in odio razziale, e trova sponda nel “Partito di Dio” (Hezbollah) nel Libano telecomandato dall’Iran, l’altro “stato canaglia”, degli hayatollah. Papa Francesco protesta e implora pace ai Caini di turno in un mondo affamato di guerra e di guerriglie. Ricercare il dialogo per la soluzione attesa e più improbabile, e l’auspicio che in futuro due Stati, l’ebraico e il palestinese, possano coesistere e convivere da buoni vicini.

Foto tratta da Avvenire

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