In India un farmaco somministrato al bestiame ha causato la quasi estinzione di 50 milioni di avvoltoi. Danni enormi alle persone con mezzo milione di morti e un aumento dei cani randagi

Gli avvoltoi muoiono perché si nutrono di carcasse di animali trattati con il farmaco in questione: il Diclofenac, che per loro è letale

di Nota Diplomatica

Tendiamo a romanticizzare la natura, dimenticando regolarmente che anche i suoi aspetti meno attraenti possono essere in qualche modo necessari. Un esempio calzante è quello degli avvoltoi, volatili terribili, brutti, goffi, calvi e con il becco a uncino che utilizzano per strappare le carni dalle carogne di cui si nutrono. Sono rari in Italia, dove sono presenti in numeri limitati quattro speciegrifone, monacogipeto o avvoltoio degli agnellicapovaccaio. Sono almeno marginalmente più belli dei loro tremendi cugini sud-asiatici – quelli dell’India per esempio – e in Italia sono specie protette, di cui è vietata la caccia. Comunque, anche i ‘nostri’ avvoltoi sono carnivori e si cibano principalmente delle carcasse putrescenti di animali morti nei campi. Dotati di una vista straordinaria, si dice che possono identificare le carogne anche a una distanza di quattro chilometri. Il paradiso degli avvoltoi però è – o almeno è stato – il subcontinente indiano, dove fino all’ultimo decennio del secolo scorso viveva una popolazione nativa che superava i cinquanta milioni di esemplari. Poi, a metà degli anni Novanta, gli agricoltori indiani hanno iniziato a curare il loro bestiame con il Diclofenac, un comune antinfiammatorio/antidolorifico usato anche dagli essere umani. Nelle dosi appropriate è ben tollerato dalle persone. È invece un veleno tremendo per gli avvoltoi – colpisce i reni – che ingerivano il farmaco attraverso le carcasse del bestiame. Nel giro di pochi anni la popolazione dei volatili è crollata  da 50 milioni a qualche migliaio. 

Solo dopo aver combinato questo disastro il Governo indiano ha capito che in natura anche gli avvoltoi svolgono un ruolo importante, eliminando le carcasse di animali morti e limitando la diffusione di malattie che colpiscono l’uomo

Poi si è scoperto che questi disgustosi necrofagi erano invece davvero molto importanti per l’ecosistema. Si stima ora che la quasi estinzione degli avvoltoi indiani avrebbe avuto l’effetto di uccidere circa mezzo milione di persone, contagiate dai patogeni delle carcasse putrescenti lasciate indisturbate nei campi.  Il tutto causando una crisi sanitaria nel Paese dal costo stimato di circa 70 miliardi di dollari. L’effetto della scomparsa degli avvoltoi ha avuto anche un impatto indiretto, inizialmente sottovalutato: non solo ripulivano i campi delle carogne, ma così facendo riducevano la presenza dei cani randagi, negandogli il valore nutrivo di quelle carni. Peggio ancora, privati della ‘collaborazione’ degli avvoltoi, i contadini da parte loro gettavano le carcasse nei corsi d’acqua vicini, allargando di molto la diffusione dei patogeni. Il Governo indiano ha vietato l’uso del diclofenac nel 2006, ma i ricercatori che hanno studiato la questione ritengono improbabile che a questo punto la popolazione degli avvoltoi possa essere recuperata. Ciò sottolinea l’importanza, dicono, dell’attenzione verso l’estinzione delle specie, tutte quante indistintamente: anche delle ‘bestiacce antipatiche’ come  gli avvoltoi.

Foto tratta da Wikipedia

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