Il concordato preventivo del Governo Meloni? Se eviterà un aumento della pressione fiscale che ben venga: meglio far pagare chi non ha pagato che colpire ancora chi ha già pagato

Si può anche essere contrari al concordato preventivo illustrando, però, ai cittadini quali sarebbero le alternative percorribili

Fa discutere il cosiddetto concordato preventivo che il Governo di Giorgia Meloni di fatto ha già varato (qui un articolo). Non mancano i giudizi moralistici su tale manovra che, però, non affrontano la questione tenendo conto della reale situazione economica e finanziaria dell’Italia. Proviamo a riassumere partendo da un dato: al Governo, per finanziare la manovra 2025, mancano circa 12 miliardi di euro. Questo perché bisogna anche fronteggiare gli effetti del nuovo Patto di stabilità, imposto dall’Unione europea, che impone all’Italia tagli per 100 miliardi di euro in sette anni per ridurre l’indebitamento. Da quello che si capisce, la manovra economica e finanziaria 2025 sarà pari a 25 miliardi di euro. Somma irrisoria, se si pensa che l’Italia, come sottolineato dalla Banca d’Italia, paga ogni anno per interessi sul debito una cifra pari al costo sostenuto per l’istruzione, ovvero poco meno di 50 miliardi di euro. A nostro modesto avviso, l’Italia, ogni anno, paga più di 50 miliardi di euro all’anno di interessi sul debito. Ma noi diamo per buono il dato della Banca d’Italia che già segnala l’assurdità di un Paese che paga circa 50 miliardi all’anno di interessi sul debito, una cifra doppia rispetto alla manovra di Bilancio 2025!

Alla fine il concordato preventivo servirà anche a non far pagare nuove imposte e nuove tasse ai cittadini che le pagano sempre

Come già accennato, il Governo deve recuperare 12 miliardi di euro. Da dove? Ci saranno i soliti tagli ai Ministeri e le solite penalizzazioni alla sanità e alla scuola. Non lo ammetteranno mai ma sarà così. In più – e qui arriviamo alla notizia che commentiamo in questo articolo – il concordato preventivo per spingere i cittadini a pagare le imposte che non hanno pagato dal 2018 al 2022 con agevolazioni. E’ giusta tale manovra? Sotto il profilo morale, no. Ma non sempre, in politica, soprattutto quando c’è da reperire risorse finanziarie, si può far valere la morale. Da quello che si capisce, con il concordato preventivo il Governo conta di incassare almeno 4 miliardi di euro. Non sono pochi (peraltro potrebbero anche essere più di 4 miliardi di euro). Qualcuno obietterà: chi non ha pagato le imposte dal 2018 al 2022 verrà agevolato rispetto a chi le ha pagate. Verissimo. Ma l’alternativa quale sarebbe? Appioppare agli italiani nuove imposte e nuove tasse che colpirebbero chi paga tasse e imposte mentre chi non ha pagato continuerebbe a non pagare? A questo punto, invece di colpire tutti i cittadini è molto più razionale provare a far pagare almeno una parte delle imposte a chi non le ha pagate dal 2018 al 2022. Così facendo si risparmierà a tutti i cittadini che pagano le imposte di pagare nuove imposte: non ci sembra un obiettivo sbagliato: anzi.

Le altre due alternative: l’imposta patrimoniale e il prelievo forzoso di conti correnti bancari

C’è una terza alternativa: un’imposta patrimoniale. Per colpire quali patrimoni? Ci sono proprietari di due abitazioni che possono valere un milione di euro. Verrebbero colpiti anche questi che magari non hanno le risorse per tenere in piedi decentemente tali abitazioni? Un’imposta patrimoniale che colpirebbe solo i grandi patrimoni non sarebbe sbagliata. Ma il Governo italiano di centrodestra non ci sembra sia molto d’accordo. L’unica cosa che l’esecutivo Meloni dovrebbe ottenere dai ‘ricchi’, mettiamola così, sarà un contributo di solidarietà dalle banche che, grazie all’andamento economico degli ultimi tempi, hanno realizzato extraprofitti. Oltre non si andrà. Ci sarebbe una quarta alternativa adottata dall’Italia nel 1992: il prelievo forzoso dai conti correnti bancari. Il Governo Amato effettuò il prelievo forzoso del 6 per mille sui conti bancari per consentire all’Italia di non uscire dal sistema monetario europeo: questa, almeno fu la motivazione ufficiale (in realtà c’era stata una speculazione ai danni della lira). A noi non sembra una via da seguire. Così come riteniamo sbagliato un aumento della pressione fiscale. In questo momento storico il concordato preventivo non ci sembra un provvedimento sbagliato. Non ci fa impazzire di gioia ma non è da scartare. Semmai bisognerebbe avviare una riflessione politica sulla gestione del debito pubblico in Italia in un’Unione europea con la ‘monetazione’ a credito. E una riflessione sugli extraprofitti delle banche.

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