E’ nato ’34 Testa al Sud’, nuovo soggetto meridionalista. Chi lo ha fondato non sembra in sintonia la realtà, se è vero che l’Italia è ormai un’aporia politica mentre l’Unione europea sta franando miseramente

L’analisi sulla situazione del Sud di oggi è ineccepibile. Ma…

Le cronache di questi giorni registrano una novità nel Sud Italia: la nascita di un ennesimo soggetto che si propone di rilanciare l’economia di questa parte d’Italia. Il nome scelto è 34 Testa al Sud ed è stato costituito due giorni fa, ovvero il 14 Settembre nel corso di un incontro andato in scena presso l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli. L’assemblea dei soci fondatori ha approvato lo Statuto e la Carta dei Principi di questo nuovo soggetto. “Il Sud – si legge nella Carta dei Principi – come un punto di vista autonomo non come non-ancora-Nord (Franco Cassano, Il pensiero meridiano). La dura e necessaria lotta contro l’autonomia differenziata non basta. Il Mezzogiorno è uscito dalle agende della politica da quasi mezzo secolo. E se ne vedono i frutti avvelenati. Aumento della povertà, servizi sociali inadeguati, rarefatti e decadenti, deindustrializzazione diffusa, fuga dei cervelli, collasso demografico. La demografia è la chiave per leggere il Sud, a partire dall’emigrazione. Non è un fenomeno nuovo, vero. Ma oggi dal Sud partono i pochi giovani, i figli unici: le famiglie pagano per mantenere i ragazzi allo studio e persino al lavoro. La più naturale delle missioni – accompagnare i figli nella realizzazione dei sogni – si trasforma in un incubo collettivo: il Sud sta finanziando la sua fine”.

… ma ciò che non convince sono le ‘ricette’ per rilanciare il Sud: sanno di stantio e, soprattutto, ignorano quello che sta succedendo in Europa e nel mondo

L’analisi è ineccepibile. Le ricetta per affrontare la crisi, invece, non ci convince. “34 Testa al Sud – leggiamo sempre nella Carta dei Principi – nasce dall’esigenza di indicare una strada per cambiare il quadro delle cose. Non è sufficiente limitarsi a respingere l’offensiva di chi vuole ricacciare ancora più indietro il Mezzogiorno. Per la prima volta nella storia della Repubblica c’è la possibilità che si giunga, dopo una sconfitta irreversibile dell’ordine costituzionale, a dover prendere atto che uno scenario indipendentista potrebbe essere una extrema ratio. Con questa Associazione vogliamo allontanare tale prospettiva e proporre una offensiva di riscatto di un luogo che è simultaneamente culla d’Europa e centro del Mediterraneo. Il Sud deve diventare un territorio attrattivo. Lo può fare perché le sue città, le aree interne, i suoi borghi, le sue università possono accogliere persone dal Nord e dai Sud del mondo. Lo sa fare perché il pensiero meridiano ha suoi tratti specifici che vedono al centro l’equilibrio tra uomo e ambiente. Lo deve fare perché l’alternativa è ridursi a un luogo spopolato e sterile. 34 Testa al Sud vuol dire resta al Sud, torna al Sud, vieni al Sud, per costruire un futuro che sia modello per un pianeta che rischia di essere travolto da crisi ambientali e sociali. E’ tempo di un nuovo meridionalismo capace di leggere le questioni contemporanee e di parlare alle persone di oggi, sia ai cittadini che vivono la realtà della società meridionale sia a chi abita in luoghi che guidano le classifiche di qualità della vita ma sono afflitti dalla solitudine, dall’alienazione, male oscuro delle società occidentali”.

I soliti sogni del solito meridionalismo

Tutte belle parole alle quali seguono altre belle parole: L’associazione 34 Testa al Sud si propone di essere un luogo di confronto e di incontro. Vogliamo promuovere l’apertura del cantiere delle riforme, per migliorare la qualità della vita dei cittadini, la competitività delle imprese nel nostro Mezzogiorno, per riaccreditare lo sguardo gettato sul mondo dai nostri poli culturali, innalzare il livello dei servizi di cittadinanza: scuola, formazione e università, trasporti e mobilità, sanità. Il neoliberismo ha posto in contrapposizione individui e soggetti economici, in un simulacro di competizione che era il realtà costruzione di privilegi artefatti per chi stringeva un patto con il sistema di potere, che di volta in volta ha apparentemente cambiato segno politico, manifestando poi una sostanziale continuità. Tale continuità nella apparente convulsione del cambiamento ha allontanato i cittadini dalla politica e dalla partecipazione. 34 Testa al Sud opererà per ricostruire e mobilitare energie democratiche”. Segue la solita musica sulla “raccolta di firme per l’abrogazione della legge sull’autonomia differenziata” e altri miraggi come “il dialogo tra società civile e istituzioni”. E ancora: “Pensiamo che vada ricucito lo strappo che si è determinato negli ultimi decenni tra i territori e le culture del nostro Paese: Nord e Sud, città metropolitane e aree interne, industria e ambiente, lavoro pubblico e lavoro privato. Tra gli obiettivi di 34 Testa al Sud rientra la promozione di iniziative culturali, sociali e giudiziarie al fine di giungere alla piena attuazione dei principi costituzionali, in particolare quelli di uguaglianza e di equità (art. 3) che richiamano a loro volta il compito della Repubblica a rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana, ovunque ella risieda. Da ciò deriva l’obbligatorietà dello Stato di determinare livelli uniformi delle prestazioni, concernenti i diritti civili e sociali, che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale, nonché l’istituzione di un fondo perequativo, senza vincolo di destinazione, per i territori con minore capacità fiscale per abitante, al fine di consentire ai Comuni, alla Province, alle Città Metropolitane e alle Regioni, di finanziare integralmente le funzioni pubbliche loro attribuite, ai sensi dell’art. 119 Costistuzione”.

L’Italia affonderà. A meno che non arrivi un Governo che ‘sequestri’ gli oltre 5 mila miliardi di euro di risparmio privato degli italiani. Ma non crediamo che il Governo di Giorgia Meloni farà una cosa del genere

E’ evidente che gli amici di questa nuova esperienza meridionalista vivono in un mondo che non sembra assomigliare lontanamente all’Italia. Infatti, pensare che lo Stato italiano, infognato dentro la grande truffa dell’euro, possa occuparsi del Sud e della Sicilia è illusorio. Parlano i fatti reali che i protagonisti di 34 Testa al Sud non considerano. In questo momento l’Italia è massacrata da un debito pubblico truffaldino. Il Governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, conti alla mano, dice che l’Italia spende per pagare ogni anno gli interessi del debito pubblico il 4,3% del PIL, somma pari a quanto si spende per l’istruzione. Secondo questo calcolo l’Italia, ogni anno, pagherebbe circa 50 miliardi di euro di interessi sul debito pubblico. A noi risulta che la cifra sia più alta. Ma diamo per buono il dato di Bankitalia. La manovra economica e finanziaria 2025 che l’Unione europea sta imponendo all’Italia è pari a 25 miliardi di euro. Non c’è bisogno di essere grandi economisti per capire che per provare a sopravvivere le due cifre dovrebbero essere invertite: 50 miliardi di euro per la manovra economica e finanziaria 2025 e 25 miliardi di euro di pagamento di interessi sul debito pubblico. Ma così non è. Ciò significa che l’Italia affonderà. A meno che non arrivi un Governo che ‘sequestri’ gli oltre 5 mila miliardi di euro di risparmio privato degli italiani. Ma non crediamo che il Governo di Giorgia Meloni farà una cosa del genere. Non solo. Dei 25 miliardi di euro relativi alla manovra di quest’anno, ne mancano 11. Ciò significa che il Governo di Meloni dovrà togliere dalle tasche degli italiani 11 miliardi di euro. E la cosa incredibile è che continuano a rompere le scatole con l’Unione europea dando credito ai cialtroni dell’ultra-liberismo e del globalismo che dicono che il debito pubblico di riduce aumentando la produttività. Un obiettivo difficilissimo in generale che diventa una stupidaggine somma nell’attuale momento storico.

L’unica via di salvezza possibile per il Sud Italia e per la Sicilia è lo “scenario indipendentista”: e ci dispiace che gli amici 34 Testa al Sud non ne hanno ancora preso atto

Chi si occupa di politica, magari per provare a rilanciare il Sud Italia e la Sicilia, non può ignorare quello che sta succedendo ai conti pubblici italiani. I nostri cari ‘amici’ del Nord Italia sanno perfettamente come stanno le cose ed è anche per questo che si sono inventati l’autonomia differenziata. I signori del Nord Italia pensano che scippando 60-70 miliardi di euro all’anno al Sud e alla Sicilia si salveranno. Errore tragico di chi non ha ancora capito che l’euro non è solo la moneta unica europea ma è stato soprattutto un sistema per dedubare alcuni Paesi europei (Europa mediterranea) per garantirne altri (Europa del Centro Nord). Perché scriviamo è stato? Perché la guerra in Ucraina ha fatto saltare il tavolo dell’Unione europea. La Germania sta sicuramente enfatizzando la propria crisi economica per cercare di non pagare i costi della guerra in Ucraina. Ma la crisi economica c’è, le automobili prodotte in Europa si vendono sempre meno e l’industria automobilistica tedesca sta avviando i licenziamenti. La stessa cosa succede in Italia dove la crisi dell’automobile viene nascosta da Cassa integrazione e bonus a più non posso. Noi non la pensiamo come gli amici di 34 Testa al Sud. A nostro modesto avviso, il Sud e la Sicilia, continuando a fare parte dell’Italia, non potranno che continuare ad affondare. Così come l’Italia, dentro l’Unione europea dell’euro, continuerà ad affondare. L’unica prospettiva, per il Sud e la Sicilia è lo “scenario indipendentista” che spaventa tanto gli amici di 34 Testa al Sud. Era questa, del resto, la prospettiva di Equità Territoriale, il progetto politico rivoluzionari che ‘qualcuno’ ha fatto fallire.

Amici di 34 Testa al Sud: ma a voi cosa ve ne frega dell’Italia? Il mondo sta cambiando rapidamente. Il gioco è ormai nelle mani dei Paesi del BRICS, altro che Ue e Italia

Chiediamo ai nostri amici di 34 Testa al Sud: cosa ve ne frega a voi dell’Italia? Questi ci derubano dal 1860. Il processo si è un po’ arrestato durante la Prima Repubblica grazie a una parte della Democrazia Cristiana e a una parte del Partito Socialista che sono riusciti, bene o male, a fare qualcosa per il Sud con la Cassa del Mezzogiorno. Ma quando stavano per arrivare i 120 mila miliardi di lire della legge numero 64 del 1986, il Nord si è inventato di tutto per distruggere l’imprenditoria meridionale e siciliana per arraffare questi soldi: e per l’80% circa è stato così. O qualcuno l’ha dimenticato? Oggi Sud e Sicilia hanno una grande opportunità. Con la guerra in Ucraina e con l’elezione di Donald Trump alla casa Bianca – sempre che non l’ammazzino prima, visto che in queste ore hanno provato a mandarlo all’altro mondo per la seconda volta – crollerà l’Unione europea e con il sistema monerario a credito dell’euro scoppierà un ‘bordello’ infinito, perché i Paesi del Centro Nord Europa, prima di tornare alle proprie monete, chiederanno ai Paesi indebitati di saldare i debiti. Si attaccheranno al tram, perché Italia, Francia, Spagna e Portogallo non pagheranno. Nel frattempo l’Italia franerà. Il Sud e la Sicilia debbono prepararsi a una possibile via catalana. Ricordiamoci che i Paesi del BRICS hanno già varato un sistema di pagamento alternativo allo SWIST occidentale che fino a qualche settimana fa coinvolgeva 159 Paesi del mondo (a quanto pare le adesioni sono aumentate). I Paesi del BRICS puntano a una moneta unica agganciata all’oro per porre fine al dominio del dollaro statunitense, moneta speculativa per antonomasia. Le guerre in corso non sono certo estranee all’attacco del BRICS al dollaro americano. Il mondo sta cambiando rapidamente. L’immediato futuro sarà tumultuoso. Gli americani daranno battaglia. Tanto per cominciare faranno affondare l’Unione europea per evitare che la Cina e, in generale, i Paesi del BRICS la utilizzino come ‘base neutra’ per indebolire il dollaro. Quanto all’Italia, oggi è un’aporia politica, priva, appunto, di sovranità politica, priva di sovranità monetaria e, soprattutto, priva di sovranità alimentare in un mondo dove le grandi potenze si fanno la guerra tra loro a colpi di manipolazioni del clima, ora con la siccità, ora con le alluvioni (qui un articolo). Con quello che succederà con i matti che controllano il clima e lo manipolano per fregarsi l’un l’altro sarà, beh, già tanto se sopravviveremo. Questo non è complottismo ma realtà. Andare ancora dietro all’Italia, destinata ad affondare insieme con l’Unione europea, è un errore imperdonabile.

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