Oggi ricordiamo l’Assunta. Maria “nuova Arca” al cui cospetto danza Giovanni, il profeta che ha riconosciuto Gesù dal grembo della madre. L’elogio di Elisabetta: “Beata te che hai creduto!”

di Frate Domenico Spatola

Commento al Vangelo della Solennità della Assunzione di Maria in corpo e anima in cielo: Luca 1,39-56

39 In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. 
40 Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. 
41 Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo 
42 ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! 
43 A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? 
44 Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. 
45 E beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore».
46 Allora Maria disse:«L’anima mia magnifica il Signore
47 e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
48 perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
49 Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotentee Santo è il suo nome:
50 di generazione in generazione la sua misericordiasi stende su quelli che lo temonosi stende su quelli che lo temonosi stende su quelli che lo temono.
51 Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
52 ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili;
53 ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi.
54 Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia,
55 come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza,
per sempre».
56 Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

Sapeva Maria di Elisabetta, la parente lontana che, da sei mesi, aspettava un bimbo. L’angelo gliene aveva parlato come di un caso irrisolvibile, e portato a prova che “Nulla è impossibile a Dio”. Si alzò in tutta fretta per recarsi in Giudea. La via doveva essere la più veloce, anche se più pericolosa, attraverso la Samaria. Intrepida e premurosa, a emulare le grandi donne dell’antico Testamento. Entrata nella casa di Zaccarìa, il suo saluto fu esclusivo per Elisabetta. Trasmetteva lo Spirito Santo a chi aveva creduto come lei. Zaccaria era sordo per la sua incredulità. Il saluto di Maria fece invece sussultare il bambino nel grembo di Elisabetta che, colmata di Spirito Santo, la esaltò “corifea di tutte le donne da lei riscattate”. Geniale Luca fa rivivere l’incontro delle madri, attraverso il racconto del re Davide “danzante davanti all’Arca”, il luogo più santo, perché accogliente la presenza di Dio. Maria dunque “nuova Arca” al cui cospetto danza Giovanni, il profeta che ha riconosciuto Gesù, dal grembo della madre. L’elogio di Elisabetta per Maria fu il più vero: “Beata te che hai creduto!” e il “Magnificat” della Vergine fu la risposta al Signore che “aveva fatto in lei grandi cose”. L’intero inno porta i verbi di vittoria degli umili e dei prostrati (“anawim”) che verranno innalzati, mentre i ricchi e gli oppressori ribaltati dai troni. Il cantico della Vergine anticipava il Vangelo del Figlio che restituirà, all’uomo umiliato, la dignità divina sulla Croce e sarà il giudizio sulla Storia.

Pubblicato da Luigi Natoli edito da I Buoni Cugini editori

Foto tratta da La Luce di Maria

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