Gesù spiega il significato della sua morte in croce con la metafora del chicco di grano fecondo di vita: “Chi ama la propria vita, la perde”

di Frate Domenico Spatola

10 Agosto 2024, festa di San Lorenzo diacono e martire: Giovanni 12, 24-26

Quando i pagani chiesero al discepolo Filippo di volere credere in Gesù, questi rispose che era finalmente giunta “l’ora della sua glorificazione”. Così identificava il momento della sua morte in croce. Ma con una parabola spiegò della morte la vitalità. Come in un chicco di grano, o in qualunque seme potenzialmente fecondo di vita. La condizione perché si inveri quella missione è cadere nella terra, e morire, ossia maturare. Idea nuova se la morte non era più da considerare fallimento, ma condizione ineludibile per portare molto frutto. Ma perché si possa avverare ciò, condizione imprescindibile è che il seme contenga vita, perché se è solo involucro, la sua morte era preesistente, e alla rottura del guscio appare il nulla. Ciò che manifesta che il seme è morto, è l’egoismo: “Chi ama la propria vita, la perde”. “Odiare la propria vita in questo mondo” è un semitismo, significa donarla agli altri. Allora “la conserverà per la vita eterna”. Vivere per gli altri, come è dettato dalle Beatitudini. La sequela del discepolo comporta imitazione del Maestro per condividere con lui la stessa gloria che il Padre riserva al Figlio.

Foto tratta da Parrocchia di Sant’Agata al Collegio

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