INCHIESTA/ Oltre un decennio di disastrosa gestione dei rifiuti a Palermo. Le denunce di Vincenzo e Sabrina Figuccia. Con l’Italia derubata dalla Ue il problema travolgerà mezzo Paese, Sud e Sicilia in testa

Nel Mezzogiorno il caos rifiuti esploderà prima, perché è una parte del Paese più povera e non ci saranno soldi per trasferirli all’estero. Ma tra un paio di anni anche Regioni e Comuni del Nord non avranno i soldi per trasferire i rifiuti all’estero

“I cittadini sono in rivolta perché stanchi di fare segnalazioni che rimangono inascoltate. Tra il rischio di razionamento dell’acqua e le strade sporche e piene di rifiuti ad ogni angolo, temo un Agosto caldissimo, se l’amministrazione comunale di Roberto La Galla non si dà una svegliata. I cittadini stanno gettando rifiuti per strada e creando barricate in segno di protesta. Rischiamo risposte scomposte a politiche inadeguate”. Così scrive in una nota il parlamentare regionale della Lega, Vincenzo Figuccia. Il problema della gestione dei rifiuti non è nuovo e non riguarda solo Palermo. Non è nuovo a Palermo, perché con la precedente amministrazione comunale di centrosinistra i problemi erano tali e quali. Non riguarda solo il capoluogo siciliano, perché ci sono problemi in tanti altri Comuni, soprattutto del Sud e della Sicilia. Nel Sud e in Sicilia i problemi legati alla gestione dei rifiuti sono maggiori perché i Comuni hanno a disposizione meno risorse finanziarie. (Foto rifiuti a Palermo tratta dalla pagina Facebook di Ignazio Marchese)

A Palermo si continua nell’errore di far gestire ad un’unica società raccolta dei rifiuti e discarica: da qui l’inevitabile fallimento della raccolta differenziata

A Palermo i problemi legati alla gestione dei rifiuti sono più gravi rispetto ad altri Comuni. C’è un problema storico, legato alle Aziende che hanno gestito e gestiscono la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti in città. Era inadeguata l’Amia, società che è fallita; ed è inadeguata l’attuale società che gestisce i servizi, la Rap. Nella gestione dell’Amia e della Rap c’è un’anomalia comune: la gestione della raccolta dei rifiuti e della discarica di Bellolampo. L’Amia gestiva la raccolta dei rifiuti e la discarica di Bellolampo; la Rap gestisce la raccolta dei rifiuti e la discarica di Bellolampo. Si tratta di un’impostazione sbagliata. Chi gestisce la raccolta dei rifiuti della città non può gestire anche la discarica cittadina. Chi gestisce la raccolta dei rifiuti deve spingere per aumentare la raccolta differenziata dei rifiuti, lavorando per riciclare i rifiuti, non per portarli in discarica! Questa confusione di ruoli ha ritardato, se non in buona parte bloccato, la raccolta differenziata dei rifiuti. Se in tutti questi anni a Palermo si fosse puntato sulla raccolta differenziata dei rifiuti, la discarica di Bellolampo sarebbe meno appesantita. Invece si continua a perseverare nell’errore per questioni di ‘bottega’.

Perché i rifiuti, a breve, sommergeranno Palermo, altri Comuni della Sicilia e altre città del Sud Italia

Palermo, altri Comuni della Sicilia, tante città del Sud Italia, in prospettiva, sono destinate ad essere sommerse dai propri rifiuti. Ci saranno problemi anche per i Comuni italiani che trasferiscono da anni i rifiuti all’estero. Proviamo a illustrare il perchè. Da anni tante città del Sud Italia (e non soltanto del Sud Italia) trasferiscono i propri rifiuti all’estero con esborsi notevoli pagati dagli ignari cittadini. Su questo fronte la Sicilia è in grande ritardo a causa di una commistione impropria tra politica e soggetti privati e in alcuni casi pubblici che hanno gestito le discariche della Sicilia. Non stiamo scrivendo nulla di nuovo: parlano le inchieste della Magistratura. La Regione siciliana, a partire dal 2001, ha provato a bloccare parzialmente il sistema delle discariche realizzando quattro termovalorizzatori. Scriviamo bloccare parzialmente il sistema delle discariche, perché con i termovalorizzatori si riducono grosso modo di due terzi i rifiuti da interrare. Con il sistema dei termovalorizzatori una parte dei rifiuti va riciclata: in pratica, ciò che non può essere termovalorizzato (cioè bruciato per produrre energia) va messo da parte e riciclato. Ciò che rimane va bruciato producendo energia e ceneri. La parte dei rifiuti che non va bruciata e va invece riciclata, più le ceneri costituiscono, poco più di un terzo dei rifiuti iniziali. In questo scenario restano le ceneri che finiscono in discarica. I ‘Signori delle discariche’ della Sicilia, con la realizzazione dei quattro termovalorizzatori, avrebbero perso i due terzi circa del proprio volume di affari. Una prospettiva che non gli andava a genio. Il piano che prevedeva la realizzazione di quattro termovalorizzatori nella nostra Isola è stato ‘bocciato’ alla fine del primo decennio del 2000 dalla Magistratura europea. Così, fino ad oggi, si è andati avanti con le discariche. Chi ha provato ad opporsi è stato ‘stritolato’. E’ il caso dell’ex Sindaco di Racalmuto, Salvatore ‘Totò’ Petrotto. Oggi i rifiuti di Palermo e di altri Comuni siciliani dovrebbero essere trasferiti all’estero, perché il sistema delle discariche siciliane è saltato, travolto dalla saturazione delle stesse discariche, da scandali e inchieste giudiziarie. Ma i soldi non ci sono. Né servirà aumentare TARI e balzelli vari, perché le famiglie e le imprese della nostra Isola non sono in grado di pagare. Il ‘bordello’ è ormai alle porte.

Da anni tanti Comuni italiani trasferiscono i rifiuti all’estero. Ma presto non ci saranno soldi anche per questi Comuni. Il ‘caso’ del Comune di Palermo che negli anni passati ha trasferito i propri rifiuti nei territori di altri Comuni dell’Isola inquinandoli

Solo negli ultimi tempi la Sicilia ha iniziato a trasferire fuori dalla nostra Isola una parte dei propri rifiuti. Per la cronaca, da anni tante città italiane, a cominciare da Roma, trasferiscono i propri rifiuti all’estero. Appena due anni fa il Comune di Roma raddoppiava i quantitativi di rifiuti trasferiti in Olanda, Germania, Austria, Danimarca, Finlandia e Norvegia, Paesi che da decenni guadagnano soldi a palate bruciando i rifiuti di altri Paesi, producendo energia. Si tratta di Paesi europei che non sono certo inquinati. La dimostrazione che le ‘battaglie’ degli ambientalisti italiani contro i termovalorizzatori inquinanti non avevano motivo di esistere. Ecco cosa scrivevamo a fine Novembre del 2020 si I Nuovi Vespri: “Già da tempo alcuni Comuni di Lazio, Campania, Puglia e Calabria trasferiscono parte dei propri rifiuti all’estero. Avrebbe dovuto farlo, già da tempo, anche il Comune di Palermo. Ma per semplificare (e per risparmiare) si è preferito inondare di rifiuti ‘panormiti’ alcune discariche dislocate nella Sicilia occidentale e orientale. Soluzione sbagliata, perché non si è fatto altro che inquinare i territori di altri Comuni della nostra Isola!”. Oggi c’è un’inchiesta della Magistratura nella quale gli amministratori comunali di Palermo del recente passato sono accusati di avere inondato di rifiuti prodotti dai cittadini palermitani i territori di altri Comuni della nostra Isola. Quanto scrivevamo poco meno di quattro anni fa è stato certificato dalla Magistratura. Ancora il nostro articolo di poco meno di quattro anni fa: “Tra l’altro – elemento tutt’altro che secondario – la raccolta differenziata dei rifiuti, a Palermo, è a livelli minimi: ne consegue che il capoluogo siciliano ha trasferito in altri Comuni tanta immondizia! Oggi – noi diciamo per fortuna – la Regione sta avviando una serie di controlli sulle discariche siciliane. E, con molta probabilità, il Comune di Palermo dovrà trovare soluzioni diverse. E anche in tempi celeri, perché da alcuni giorni la città, di solito sporca, è oggi sporchissima perché non c’è dove mettere i rifiuti! La discarica di Palermo – Bellolampo – è satura già da tempo e già da decenni avrebbe dovuto essere chiusa perché fonte di inquinamento. L’unica soluzione – noi almeno non ne vediamo altre – è fare quello che fanno già da qualche tempo alcuni Comuni di Lazio, Campania, Puglia e Calabria: trasferire all’estero i rifiuti”.

Le denunce di Sabrina Figuccia di quattro anni fa

Eravamo troppo ottimisti: il Governo regionale siciliano retto allora da Nello Musumeci, su questo fronte, ha fatto poco o nulla: tant’è vero che il problema rifiuti, peraltro amplificato, è finito sui tavoli dell’attuale Governo regionale retto Renato Schifani, che si trova ad affrontare problemi enormi che i suoi predecessori gli hanno lasciato in eredità. Ancora il nostro articolo del Novembre 2020: “Sulla crisi dei rifiuti di Palermo – l’ennesima, perché negli ultimi anni la mancata raccolta dei rifiuti a Palermo è stata una costante – interviene la consigliera comunale Sabrina Figuccia, esponente della Lega di Palermo e cofondatrice del movimento Cambiamo la Sicilia: ‘Altro che cultura, bellezza visione: tutte belle parole, ma vuote e senza alcun significato. La vera eredità che lascerà il sindaco Leoluca Orlando alla fine del suo mandato da sindaco sarà la munnizza, con le montagne di rifiuti sparse in tutta la città”. E così è stato, se è vero che l’attuale Sindaco cdi centrodestra di Palermo, Roberto Lagalla, ha ereditato, in materia di gestione dei rifiuti, i disastri provocati dalla precedente amministrazione comunale di centrosinistra di leoluca Orlando. Ancora Sabrina Figuccia quattro anni fa: “Munnizza, munnizza, munnizza è il triste destino di Palermo e dei palermitani, che ogni 3-4 mesi sono costretti a fare i conti con l’ennesima emergenza rifiuti. Ma, stavolta i conti rischiano di essere davvero salatissimi, se la Rap, come preannunciato, sarà costretta a trasportare all’estero le migliaia di tonnellate di rifiuti che giacciono tra Palermo e la discarica di Bellolampo, ormai satura e non più in grado di ricevere neanche uno spillo. Palermo capitale della cultura? Palermo capitale del turismo? Macché – conclude Sabrina Figuccia – Palermo è la capitale della munnizza, un marchio che Orlando e i suoi non sono capaci di cancellare”.

Dentro l’attuale Unione europea l’Italia non ha alcuna speranza di salvarsi. E i primi soggetti a farne le spese saranno le Regioni e i Comuni: prima Regioni e Comuni di Sud e Sicilia, poi altri Comuni d’Italia. Cercheranno di arraffare i circa 5 mila miliardi di risparmio privato degli italiani?

Sabrina Figuccia, consigliera comunale a Palermo, è sorella del deputato regionale Vincenzo Figuccia. Come si può notare, fratello e sorella non hanno cambiato opinione sulla gestione dei rifiuti a Palermo: Sabrina Figuccia criticava la passata amministrazione comunale di centrosinistra di Leoluca Orlando e oggi il fratello Vincenzo critica l’attuale amministrazione di centrodestra di Roberto Lagalla. Sabrina e Vincenzo Figuccia non possono certo essere accusati di tradire i propri ideali politici, visto che, da quattro anni, con amministrazioni comunali di colore politico diverso, ribadiscono le stesse critiche. Semmai, Sabrina e Vincenzo Figuccia, in materia di gestione dei rifiuti, sono tra i pochi politici palermitani coerenti. Come finirà? A nostro avviso, male. Non soltanto per il Comune di Palermo ma per quasi tutti i Comuni italiani che trasferiscono all’estero i rifiuti. Il perché è semplice: l’Italia, dentro l’attuale Unione europea, è tecnicamente fallita. L’Italia non può continuare a pagare 90 miliardi di euro all’anno circa di interessi sul debito pubblico truffaldino imposto dalla Ue, non potrà pagare 100 miliardi di euro in sette anni imposti dal nuovo ‘Patto di stabilità’ altrettanto truffaldino sempre della Ue e non potrà pagare i costi della guerra in Ucraina che proseguirà almeno fino al Gennaio del prossimo anno, quando si insedierà il nuovo presidente degli Stati Uniti d’America. A meno che l’Unione europea non costringa il Governo italiano a erodere i circa 5 mila miliardi di risparmio privato degli italiani. Non crediamo che il Governo italiano di Giorgia Meloni farà una cosa del genere, né che i risparmiatori italiani che detengono questi 5 mila miliardi di euro siano così stupidi da farsi derubare. Non a caso gli ‘europeisti’, per pagare i costi della guerra in Ucraina, invece di indebitare ulteriormente la Ue, vorrebbero prendersi i circa 33 mila miliardi di euro di risparmio privato degli ignari cittadini dell’Unione europea: soldi che i risparmiatori europei, in buona parte, non rivedrebbero più: ma di questo nuovo imbroglio ‘europeista’ parleremo in un altro articolo.

L’Autonomia differenziata aggraverà i problemi finanziari di Sud e Sicilia. Attenzione alle strumentalizzazioni politiche di PD e Movimento 5 Stelle che cinque anni fa stavano per approvare una legge sull’Autonomia differenziata per certi versi peggiore di quella attuale

In questo momento, di fatto, il Governo italiano ha trasferito il proprio deficit a Regioni e Comuni. Regioni e Comuni del Centro Nord Italia se la passano economicamente meglio di Regioni e Comuni del Sud e della Sicilia non perché sono più ricchi ma perché sono meno impoveriti. Il ‘bordello’, in materia di gestione dei rifiuti, esploderà prima nel Sud e in Sicilia, perché Regioni e Comuni del Sud non avranno a breve i soldi per trasferire all’estero i propri rifiuti. Tra l’altro, con l’Autonomia differenziata, che non è altro che uno scippo di 70-80 miliardi di euro all’anno ai danni delle Regioni del Sud e della Sicilia da parte delle Regioni del Nord Italia, la situazione – per le stesse Regioni del Sud e per la Sicilia – si aggraverà ulteriormente. Infatti i partiti politici di centrosinistra – PD e grillini in testa – che cinque anni fa stavano per approvare l’Autonomia differenziata ma sono stati bloccati dalla pandemia, adesso, addirittura!, promuovono un referendum contro l’Autonomia differenziata per raccattare voti nel Sud e in Sicilia. I politici di centrosinistra contano sulla scarsa memoria politica dei cittadini di Sud Italia e Sicilia. E hanno ragione: tra calcio, tennis, programmi televisivi-spazzatura e informazione di parte quanti cittadini delle Regioni del Sud e della Sicilia ricorderanno che il Governo di centrosinistra Conte bis, nel Novembre del 2019, Ministro degli Affari regionali Francesco Boccia, PD, stava per varare l’Autonomia differenziata addirittura senza nemmeno i LEP, i Livelli Essenziali delle Prestazioni? (qui un articolo con il PD-Boccia-pensiero anno di grazia 2019). Quanti ricorderanno che nel 2018 il presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, PD, sull’Autonomia differenziata, la pensava come i presidenti leghisti delle Regioni Lombardia e Veneto, rispettivamente, Attilio Fontana e Luca Zaia? (qui un articolo). Siamo messi male, malissimo.


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