Ignazio di Antiochia: “È meglio essere cristiani senza dirlo, anziché dire di essere cristiani senza esserlo”

di Frate Domenico Spatola

Questo passo del Vangelo di Matteo 7, 21-29 è una sferzata per i tanti ipocriti palesi e nascosti

A conclusione del “Discorso della Montagna”, nel quale aveva dettato le “Beatitudini”, ossia lo Statuto del Regno, Gesù pose le condizioni per entrarvi. Non bastano parole di invocazioni e preghiere, necessitano i fatti. Commenterà tale testo, in una sua “Lettera”, Ignazio di Antiochia nel primo secolo: “È meglio essere cristiani senza dirlo, anziché dire di essere cristiani senza esserlo”. È saggio perciò chi mette in pratica le parole perché somiglia a chi ha costruito la sua casa sulla roccia. Non temerà intemperie o gli straripamenti dei fiumi. “Pazzo”, al contrario, è chi non fa di quelle sue parole il fondamento della vita. Sarà infatti come colui che ha costruito la casa sul letto del torrente che, asciutto in tanta parte dell’anno, si fa minaccioso nel tempo delle piogge, e la trascinerà via in modo rovinoso, perché casa senza fondamenta. E sarà fallimento!

Foto tratta da Non di solo Pane

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