‘Europeisti’, ‘atlantisti’ e Macron stanno letteralmente impazzendo dalla rabbia: hanno finalmente capito che il secondo turno delle elezioni francesi le potrebbe vincere Marin Le Pen

Le due ragioni politiche che indicano la probabile vittoria del Rassemblement National al secondo turno delle elezioni di Domenica prossima in Francia

Abbiamo scritto, qualche giorno fa, degli effetti della vittoria, alle elezioni amministrative della Francia, del Rassemblement National, il partito di Marine Le Pen (qui il nostro articolo). Tutto ci aspettavamo, ma non che la leader della destra francese, con il 33,5% raggiunto al primo turno, potesse vincere anche al ballottaggio previsto per Domenica prossima. Da cosa deduciamo la possibile vittoria del Rassemblement National? Da due elementi: l’atteggiamento di Macron e l’assenza di un’alternativa politica alla probabile vittoria di Marine Le Pen al secondo turno.

Le disperate nomine di Macron che sente che il terreno sotto i piedi comincia a mancargli

Cominciamo con il primo elemento: le nomine di peso effettuate in queste ore dal presidente francese, Emmanuel Macron, il cui partito alle elezioni di poco più di una settimana fa non è andato oltre il 22%. E’ evidente che se Macron ha nominato il capo della Polizia, il capo della Gendarmeria e via continuando con altre nomine di peso, sente che il terreno sotto i piedi comincia a mancargli. Ricordiamo che alle ultime elezioni presidenziali, quando Macron è stato rieletto presidente, al primo turno ha vinto il partito della Le Pen. Al secondo turno i macroniani e le altre forze politiche, comprese le sinistre, si sono riunite per battere Marine le Pen e l’operazione è andata in porto. La stessa cosa, però, non si sta ripetendo con le elezioni amministrative, se è vero che i Repubblicani, che sono gli eredi dei gollisti, non stanno dando ai propri elettori idicazioni di voto e alcuni esponenti di peso di questo partito voteranno per la Le Pen.

L’attuale presidente francese osteggiato a destra e a sinistra

Il secondo elemento che annuncia la vittoria – magari non netta ma pur sempre vittoria – della della destra è il fatto che non esiste un’alternativa all’ormai probabile Governo di Marine Le Pen. Macron ha provato a giocare la carta di un grande schieramento alternativo al Rassemblement National, ovvero, tutti uniti contro la Le Pen. Ma ha fatto un buco nell’acqua non soltanto perché gli eredi dei gollisti, come già accennato, si sono chiamati fuori, ma anche perché le sinistre comuniste di Jean-Luc Mélenchon (foto sopra insieme con Macron e Marine le Pen tratta da Il Riformista) se, da un lato, sono disposte a non presentare propri candidati al secondo turno per provare a non fare eleggere i candidati della destra, dall’altro lato hanno detto a chiare lettere che non parteciperanno a un Governo con Macron. Il risultato è che gli elettori francesi hanno davanti due scenari: se al ballottaggio la Le Pen otterrà la maggioranza in Parlamento, ci sarà un nuovo Governo; se la Le Pen non dovesse raggiungere la maggioranza in Parlamento ci sarà il caos, perché né la sinistra comunista (in Francia i socialisti sono praticamente scomparsi), né il Rassemblement National sono disposti a governare con Macron. Il sistema elettorale francese prevede la coabitazione tra il presidente di una parte politica e il capo del Governo di un’altra parte politica. Ma ci deve essere la volontà di ‘coabitare’ per dare vita a un Governo. Se tale volontà non c’è, come in questo caso, si potrebbe arrivare solo a un Governo di minoranza, ovvero il caos politico. Un caos destinato a durare tre anni perché il presidente Macron non si dimetterà mai da presidente e ha davanti a sé altri tre anni. Al massimo, glioglierà di nuovo il Parlamento dopo un anno ma non si dimetterà.

La disperazione degli ‘europeisti’ che ormai cominciano a familiarizzare con la ‘bocciatura’ di Ursula von der Leyen

Ovviamente, l’informazione ‘europeista’ e ‘atlantista’ non si dà pace. La massoneria deviata che ancora oggi controlla l’Unione europea e gli Stati Uniti d’America non sanno che pesci prendere. Marine Le Pen, infatti, è molto critica con l’Unione europea e non è legata mani e piedi agli americani. A differenza di Macron, che avrebbe voluto inviare militari in Ucraina nella guerra contro la Russia, la leader del Rassemblement National non sembra particolarmente in sintonia con il regime ucraino di Zelensky e propugna il dialogo con la Russia di Putin. Come si può notare, sui rapporti con gli Stati Uniti d’America e sulla guerra in Ucraina, Marine Le Pen ha una posizione diametralmente opposta a quella di Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia e capo del Governo del nostro Paese. Due esponenti di destra molto diverse che guidano partiti con programmi politici diversi. L’elemento comune a Marine Le Pen e a Giorgia Meloni è l’idiosincrasia verso l’attuale Unione europea. Non è un elemento politico secondario. Va da sé che se la rielezione, da parte del nuovo Parlamento europeo, della presidente uscente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, è in forse a prescindere dai risultati delle elezioni in Francia, con l’eventuale vittoria del Rassemblement National al secondo turno delle elezioni amministrative francesi la rielezione della von der Leyen diventeredde quasi impossibile. Questo scenario fa impazzire dalla rabbia gli ‘europeisti’, perché con la caduta della von der Leyen si scatenerebbe il caos politico anche nell’Unione europea.

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