In Francia si sgretola il ‘muro’ che dovrebbe opporsi alla Le Pen. La mossa dei gollisti pronti a collaborare con la destra crea i primi intralci alla ricandidatura di Ursula von der Leyen

Di solito in Francia, per impedire la vittoria delle destre gli avversari di tutti i colori politici si coalizzano. Ma questa volta la situazione è un po’ più complicata

La Francia è in subbuglio. La sconfitta pesantissima del presidente francese Emmanuel Macron alle europee, oltre a complicare lo scenario politico di questo Paese, crea scompiglio anche in tutta la politica Ue dove la presidente uscente della Commissione, Ursula von der Leyen, sta provando a farsi riconfermare alla guida del Governo della Ue. Ma da Parigi arrivano i primi intoppi: Eric Ciotti, presidente Les Rèpublicains (LR), la formazione politica gollista, ha poposto un’alleanza elettorale con il Rassemblement National (RN) di Marine Le Pen (foto sopra tratta da Avvenire), che ha trionfato alle elezioni europee di qualche giorno fa. I gollisti sono sempre stati contrari ad accordi con la destra francese e Ciotti sapeva benissimo che la sua proposta avrebbe spaccato il suo partito. E’ probabile che la mossa di Ciotti, in realtà, sia proprio l’apertura di un dibattito infuocato tra i Repubblicani francesi. Questo, al di là della piega che prenderà il possibile accordo tra i Repubblicani e Le Pen, moltiplica i problemi di Ursula von der Leye, che in Francia non sembra essere ben vista, se è vero che Macron vorrebbe Mario Draghi alla presidenza della Commissione europea. A conti fatti, la mossa di Ciotti apre due fonti: un dibattito molto polemico all’interno dei gollisti, con una probabile spaccatura dei Repubblicani francesi, e qualche problema in più per la presidente uscente della Commissione europea.

I Repubblicani francesi verso la spaccatura: una parte andrà al voto con la destra di Marin Le Pen

Sul fronte francese si parla di una spaccatuta dei Repubblicani. Una parte minoritaria di questo partito dovrebbe andare alle elezioni con la Le Pen e si parla già di Ministeri-chiave per i gollisti. Ma i problemi sono anche a sinistra dove non sembra agevole trovare una quadratura del cerchio per bloccare il Rassemblement National con una grande alleanza. Non ci vorrà molto tempo, se è vero che le elezioni legislative anticipate si celebreranno fra il 30 Giugno e il 7 Luglio. In queste ore sono state messe in giro tante voci: come le dimissioni di Macron in caso di vittoria della Le Pen alle imminenti elezioni. Ma lo stesso presidente francese, che ha davanti a sé altri tre anni all’Eliseo, ha smentito e ha detto che in caso di vittoria della destra non si dimetterà. La realtà è che quello che sta succedendo mette in luce i limiti del sistema elettorale francese che potrebbe obbligare alla convivenza un presidente di una parte politica e un Governo di una parte politica diversa, cosa già avvenuta nel passato. Nel cosiddetto presidenzialismo questo non dovrebbe verificarsi.

La verità è che la von der Leyen è terrorizzata dalla possibile vittoria di Trum in America. Vi raccontiamo il perché

La mossa dei repubblicani francesi, come già accennato, apre anche a possibili ‘giochi’ nell’elezione della presidente della Commissione europea. Da quello che si capisce, la strategia degli avversari di Ursula von der Leyen all’interno del PPE sembrerebbe quella di logorare lentamente la presidente uscente della Commissione europea. I partiti che dovrebbero sostenerla, oltre al PPE, dovrebbero essere gli sconfitti alle elezioni: Socialisti e Verdi, ma anche una parte dei Liberali. dare di nuovo la presidenza della Commissione europea a chi ha perso le elezioni sarebbe una provocazione per le destre che hanno vinto le elezioni europee. Non è da escludere che si cerchi una soluzione diversa, possibilmente prima di fare emergere le spaccature all’interno dei Popolari europei. Insomma, non sarà una partita facile per la von der Leyen. Che vorrebbe assolutamente farsi rieleggere al vertice della Commissione per affrontare da una posizione di forza l’uragano che potrebbe scatenarsi con l’eventuale elezione di Donald Trump alla Casa Bianca. La von de Leyen sa benissimo che Trump e il Democratico Robert Kennedy junior vogliono scoperchiare il ‘pentolone’ del grande imbroglio dei vaccini contro il Covid grazie ai quali le multinazionali farmaceutiche hanno guadagnato montagne di denaro (qui un nostro articolo). Il tema è molto sentito nei Paesi occidentali dove l’informazione non è al soldo del potere (in tutti i sensi…) da tempo affronta il tema dei possibili legami tra un vaccino sperimentale contro il Covid e l’aumento di certe patologie. Negli Stati Uniti d’America, per esempio, quest’anno la soglia dei tumori ha superato i 2 milioni di casi. Per non parlare dell’aumento delle patologie cardiovascolari. Non c’è la prova di un collegamento diretto con i vaccini anti-Covid, ma la correlazione temporale è evidedente: e questo è già un bel problema. Non si sa cosa potrebbe venire fuori se il Governo federale USA non più a guida Democratica dovesse decidere di fare chiarezza.

L’eventuale sconfitta dei Democratci americani, che sono stati i veri organizzatori della grande ‘operazione’ finanziaria vaccini anti-Covid, creerebbe problemi enormi anche in Italia, Paese nel quale il servilismo verso il “regime terapeutico”, negli anni del Covid, è stato pressoché totale

Ribadiamo: non è una questione secondaria. Il fatto che in Italia quasi nessuno tratti la questione per non creare problemi alle multinazionali e ai Democratici americani, a parte il quotidiano La Verità e la trasmissione televisiva Fuori dal Coro di Mario Giordano, non significa che il problema non esiste. In tanti Paesi europei, come già ricordato, il dibattito sugli effetti del vaccino anti-Covid è aperto. Si parla non soltanto dei possibili legami con l’aumento di certe patologie, ma anche delle persone colpite dagli effetti avversi provocati dopo la vaccinazione anti-Covid, che sono tantissime. Tant’è vero che le difficoltà che la von der Leyen incontrerà nel suo tentativo di farsi rieleggere alla guida della Commissione europea forse sono proprio legate ai vaccini contro il Covid. Anche perché la presidente uscente della Commissione europea non ne ha voluto sapere di fare chiarezza sull’acquisto di montagne di vaccini anti-Covid e ha posto addirittura il segreto di Stato come si usa fare nei regimi totalitari. Che la verità emerga nell’Unione europea è quasi impossibile, perché quasi tutti i Paesi Ue sono stati coinvolti nella cosiddetta ‘operazione’ vaccini anti-Covid. Ma dagli Stati Uniti d’America, con l’eventuale elezione di Trump, potrebbero arrivare terribili sorprese. Un bel guaio anche per l’Italia, dove il servilismo verso il “regime terapeutico”, negli anni del Covid, è stato pressoché totale.

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