Pericolo incendi: arriva il caldo ma in Sicilia si procede alla carlona. Come denuncia Franco Cupane (Sifus Confali) pochi i viali parafuoco realizzati e poco personale forestale al lavoro

“Un disastro annunciato”

“Un disastro annunciato”. Così Franco Cupane, segretario regionale siciliano del Sifus Confali dei forestali (foto sopra e sotto) commenta la situazione nella aree verdi della nostra Isola. Oggi, Mercoledì 12 Giugno, si prevede un’ondata di caldo. Tutto sommato, se sarà così, sarà la prima giornata di scirocco. In realtà, una prima sciroccata non pesantissima si è manifestata a fine Marzo, con il solito corollario di incendi boschivi. Volendo essere precisi, se le cose andranno secondo le previsioni, quella di oggi sarebbe la seconda sciroccata primaverile, dal momento che non siamo ancora entrati in Estate. Come arriva la Sicilia all’appuntamento con le alte temperature? Franco Cupane traccia un quadro non esattamente tranquillizzante: “Sul fronte dei viali parafuoco non siamo messi bene – dice -. E’ stato realizzato il 35% dei viali parafuoco. Su 5 mila e 100 operai forestali addetti alla prevenzione e allo spegnimento degli incendi sono al lavoro in 2 mila e 300, sì e no il 40% del personale. La verità è che negli uffici della Regione siciliana si comportano da ragionieri. Spiace dire queste cose, ma non c’è contezza dei problemi legati alla gestione dell’ambiente, con riferimento ai possibili incendi”.

Assessorato al Territorio e Ambiente e dipartimento Ambiente della Regione siciliana continuano a sottovalutare il problema incendi boschivi

Nei giorni scorsi non sono mancati gli incendi boschivi. “E’ andato a fuoco il Bosco di Santo Pietro, nel Calatino – ci dice Cupane – e altri incendi hanno colpito varie aree della Sicilia”. Operai forestali e Vigili del Fuoco sono stati impegnati a spegnere gli incendi in alcuni centri dell’Agrigentino, da Caltabellotta a Cattolica Eraclea. Nel Catanese, oltre all’incendio nel Calatino, le fiamme hanno colpito anche Licodia Eubea. Nel Nisseno fuoco a Mazzarino e a Niscemi. Nel Siracusano incendi Noto. Nel Messinese le fiamme a Gioiosa Marea e a Tortorici. Non sono stati grandi incendi boschivi ma il segnale arrivato è negativo. Cupane segnala due elementi che dovrebbero preoccupare il Governo regionale e, segnatamente, l’assessore al Territorio e Ambiente, Elena Pagano e il dipartimento Ambiente della Regione siciliana. “La situazione delle aziende agricole siciliane è critica – sottolinea il segretario regionale siciliano del Sifus Confali operai forestali – e non si può certo chiedere alle imprese agricole in grandi difficoltà economiche di investire nella tutela dell’ambiente. Lo stesso discorso vale per i Comuni, che sono quasi tutti senza risorse finanziarie”. Insomma, dovrebbe essere la Regione siciliana a eliminare erbe e arbusti secchi nelle aree private e nelle aree comunali, realizzando anche le opere di prevenzione del fuoco. Invece assistiamo allo scaricabarile.

Chi è che metterà in sicurezza i terreni agricoli privati e comunali?

Qui entra in scena il vuoto della politica siciliana, al di là dei risultati elettorali delle elezioni europee. Nella crisi dell’agricoltura della nostra Isola la Regione siciliana non è esente da responsabilità: infatti, a norma dello Statuto, il Governo regionale ha il potere di bloccare il flusso di prodotti agricoli che arrivano dall’universo mondo. Si tratta di prodotti agricoli spesso di pessima qualità che arrivano a prezzi stracciati, massacrando le aziende agricole siciliane. Quanto ai Comuni senza soldi, questo è un problema nazionale legato soprattutto alla truffa del debito pubblico italiano messa in atto dalla massoneria deviata che continua a fare il bello e il cattivo tempo nell’Unione europea. Tra un po’ i massoni ‘europeisti’ presenteranno anche il conto del nuovo, folle Patto di stabilità che costerà all’Italia da 10 a 18 miliardi di euro all’anno. Cosa stiamo cercando di dire? Che le aree verdi private e comunali non possono essere messe in sicurezza da chi non ha i soldi per farlo, cioè da privati e Comuni. Questo, dalle parti della Regione siciliana, con riferimento al Corpo Forestale e alla Protezione Civile, lo sanno benissimo, ma fanno finta di non capire. E a poco servono gli allerta incendi diramati dalla Protezione Civile siciliana, perché è la stessa Protezione Civile della nostra Regione che si deve occupare degli eventuali incendi boschivi e degli incendi in generale, per la parte che gli compete. I volontari della Protezione Civile, per la cronaca, non possono spegnere gli incendi ma possono cooperare con Vigili del Fuoco e Corpo Forestale e, soprattutto, con gli altri soggetti della Regione, dovrebbero operare sul fronte della prevenzione degli incendi. Ma il 35% dei viali parafuoco realizzati fino ad oggi non ci sembra un grande risultato in materia di prevenzione del fuoco, anzi.

Fino a quando il personale forestale non verrà stabilizzato non si potrà programmare e mettere in atto una corretta ed efficiente prevenzione degli incendi boschivi

Anche in prospettiva la situazione non è bella. I sindacati tradizionali non sono interessati alla stabilizzazione degli operai forestali per questioni economiche. E infatti nelle trattative tra i rappresentanti di queste organizzazioni sindacali tradizionali e il Governo regionale di Renato Schifani che vanno in scena in queste ore non si parla di stabilizzazione del personale forestale. Cupane ricorda che c’è un disegno di legge presentato in Assemblea regionale siciliana dai parlamentari del movimento di Cateno De Luca. Ma, a parte il movimento di De Luca sul fronte politico e il Sifus Confali sul fronte sindacale, non c’è la volontà politica di procedere alla stabilizzazione del personale forestale. Il Governo regionale e i sindacati tradizionali fanno finta di non sapere che l’età media degli operai forestali siciliani ‘viaggia’ tra 56 e 60 anni e che fra tre anni il numero degli operai forestali, dagli attuali 16 mila e 500, passerà a circa 12 mila operai. Troppo pochi per una regione come la Sicilia dove il territorio dovrebbe essere presidiato tutto l’anno con un servizio H24, sia per prevenire gli incendi, sia per fronteggiare il dissesto del territorio. Ma il precariato degli operai forestali conviene ai sindacati tradizionali e conviene alla politica siciliana che ‘risparmia’ sulla tutela dell’ambiente. Basti pensare che gli operai forestali 101isti (cioè gli operai che lavorano 101 giornate all’anno), che sono 8 mila e 500 circa rispetto ai citati 16 mila e 500 operai forestali presenti in Sicilia prenderanno servizio il 15 Giugno. Una follia con le bizze del clima in corso, se è vero che i viali parafuoco e tutte le altre opere di prevenzione degli incendi dovrebbero essere realizzate al 100% entro Aprile. Ricordiamo che è piuttosto scarno anche il personale del Corpo Forestale della Regione siciliana. Insomma, un “disastro annunciato” per dirca con il segretario regionale del Sifus Confali.

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