L’Occidente ha sparato i primi missili contro la Russia. I possibili effetti nel mercato mondiale di grano e pasta. Gli effetti in agricoltura della guerra con le piogge artificiali (alluvioni)

Ci avviamo verso un mondo dove le guerre in atto provocheranno carestie?

Oggi proviamo a fare il punto della situazione sul grano e sulla pasta in Italia e nel mondo. Tenendo conto dell’attuale andamento della guerra, che ormai è mondiale. Ieri i primi missili occidentali hanno colpito la Russia. Ciò significa che la guerra si estenderà a tutto l’Occidente. All’inizio non ci dovrebbe essere una risposta militare dei russi. Ma non sono da escludere attentati. Guerra con le armi ma anche guerra a colpi di grandinate e alluvioni per distruggere l’agricoltura e provocare la penuria di cibo. Infilare la testa sotto la sappia non serve. Diamo adesso un’occhiata al mercato mondiale del grano (sopra foto tratta da Il Riformista).

La Turchia ha aumentato la produzione di grano e pasta (prodotta anche con grano tenero)

Nel mercato mondiale della pasta l’Italia mantiene una quota di mercato significativa. Ma in prospettiva, come ci segnalano le nostre fonti, lo scenario è destinato a complicarsi, perché la Turchia – Paese dove la coltura del grano e la produzione della pasta sono in notevole ascesa – produce pasta anche con il grano tenero, cosa che la legge italiana vieta. Ci sono Paesi nei quali la pasta di grano duro è una garanzia di qualità (cosa vera solo se il grano duro è di qualità: e non sempre è così), e altri Paesi dove i consumatori non vanno tanto per il sottile. Il nostro informatore ci segnala un primo elemento di peso: la Turchia sta aumentando la produzione della pasta e va alla conquista di nuovi mercati internazionali non perché acquista grano duro russo ma perché produce pasta anche con il grano tenero. Questo è lo scenario normale. Quello che potrebbe succedere con una guerra che si estenderà anche in Occidente non è facile da prevedere, anche con riferimento al mercato internazionale dei cereali. Teniamo conto – come leggerete appresso – che oggi le guerre si combattono anche utilizzando le piogge e le grandinate artificiali, distruggendo i campi agricoli. (sotto, Turchia, foto Wikipedia)

In Italia, nella produzionbe della pasta, si utilizza molto grano duro estero

Detto questo, la quota di mercato mondiale dei produttori di pasta italiana è ancora oggi molto significativa. Secondo i dati più recenti, su 15 milioni di tonnellate di pasta prodotta nel mondo, quasi 4 milioni di tonnellate arrivano dall’Italia. Nel nostro Paese, come già ricordato, la pasta si produce con il grano duro. Ma va precisato che solo una parte della pasta prodotta in Italia è fatta con grano duro italiano. L’Italia, infatti, produce pasta anche con grano duro russo, grano duro canadese, grano duro proveniente dalla Turchia e anche grano duro che arriva dall’Ucraina. L’arrivo, in Italia, di grano duro estero fa crollare il prezzo del grano duro italiano. E’ la linea di politica agricola seguita dall’attuale Unione europea: azzerare i redditi degli agricoltori europei che producono grano sostituendo tale coltura con i pannelli solari. Un fenomeno che riguarda, in particolare, l’Europa mediterranea. Quando invitiamo gli agricoltori del Sud Italia e della Sicilia (in Puglia e in Sicilia si concentra la maggiore produzione di grano duro d’Italia, con la terzo posto la Basilicata) a non andare a votare alle elezioni europee non lo facciamo per qualunquismo ma perché l’unico modo per mettere in discussione l’attuale Unione europea è la radicale contestazione delle istituzioni europee. Con il voto non si cambia nulla, perché il Parlamento europeo conta poco o nulla. E quel poco che fa è anche dannoso.

I dazi doganali contro Russia e Bielorussia aiuteranno i Paesi che esportano grano in Italia

L’Italia si conferma come primo produttore mondiale di pasta con 3,7 milioni di tonnellate, pari al 22,3% del totale, ma il grano duro italiano (che per l’80% parla la lingua del Mezzogiorno d’Italia) svolge un ruolo secondario: di fatto, il prezzo del grano duro pagato agli agricolotori del Sud Italia e della Sicilia non copre i costi di produzione. Certo, a partire dall’1 Luglio scatteranno i dazi doganali sul grano proveniente dalla Russia e dalla Bielorussia: da 53 euro a tonnellata il dazio passerà a 148 euro a tonnellata. Ma questo avrà un’influenza relativa, perché Russia e Bielorussia aggireranno tale sanzione con le ‘triangolazioni’, magari facendo arrivare nella Ue il loro grano tramite la Turchia o altri Paesi. Morale: per i produttori di grano duro del Sud Italia e Sicilia cambierà poco. E in ogni caso il grano duro russo e bielorusso è solo una parte del problema. I dazi doganali sul grano della Russia e della Bielorussia, più che tutelare i produttori di grano italiani, aiuteranno i Paesi che esportano grano in Italia: il Canada, la Turchia (che probabilnente farà arrivare in Italia grano russo) e l’Ucraina. Per carità, l’Italia rimane il principale esportatore di pasta con 2,1 milioni di tonnellate: basti pensare che nel mercato americano 1 piatto di pasta su 3 proviene dalla produzione di un pastificio italiano. Con quale grano duro venga prodotta la pasta italiana non importa. Anche perché i consumatori americani non sono esattamente degli esperti di pasta, come non lo sono i consumatori italiani…

La politica Ue che punta allo smantellamento dei campi di grano per fare posto ai pannelli fotovoltaici, in un mondo dove le piogge artificiali sono diventate strumenti strategici di guerra è ultra-demenziale. Se il grano comincerà a mancare nell’Unione europea si ‘mangeranno’ pannelli fotovoltaici?

Per il grano duro le proiezioni dell’IGC, sigla che sta per International Grains Council, raccontano di un aumento della produzione mondiale (+11,5%), grazie all’espansione delle superfici dove le rese sono in crescita, con una produzione di 34,9 milioni di tonnellate. La produzione di grano duro, nel mondo, aumenta perché è in crescita la produzione del Canada (+40,9%) e di altri Paesi del mondo. Non altrettanto possiamo dire dell’Unione europea dove invece la produzione di grano diminuisce (-1,4%) su base annua (poco meno di 7 milioni di tonnellate). Come già accennato, è in crescita anche la produzione di grano in Turchia, che quest’anno dovrebbe sfiotare i 4,5 milioni di tonnellate (+4,7%). Tutto questo mentre, a livello mondiale, si prevede un lieve aumento del consumo di grano duro pari a 34,4 milioni di tonnellate. Si tratta comunque di previsioni che non tengono conto dell’andamento climatico. Quando parliamo di andamento climatico non ci riferiamo soltanto ai cambiamenti climatici ma anche al cosiddetto cloud seeding (tradotto forse impropriamente come inseminazione artificiale delle nuvole). In pratica, ormai si è capito che le piogge artificiali possono essere utilizzate anche come strumenti di guerra tra i Paesi (qui un nostro articolo). Considerato che ormai siamo nel pieno di una guerra mondiale, è probabile che le piogge artificiali vengano utilizzate per provocare, se non carestie, almeno difficoltà nel reperimento di cereali, leguminose e foraggi. La spaventosa grandinata che ha colpito nei giorni scorsi una regione della Russia e l’alluvione nel sud della Germania debbono fare riflettere (come potete leggere qui). Questo ci dice che la politica Ue sullo smantellamento dei campi di grano per fare posto ai pannelli fotovoltaici, in un mondo dove il citato cloud seeding è diventato strumento strategico di guerra, è ultra-demenziale. Ulteriore motivo per non andare a votare alle elezioni europee dell’8 e 9 Giugno.

Con la guerra globale in corso il prezzo del grano schizzerà all’insù. Consiglio ai produttori di grano duro di Sud e Sicilia: ignorare l’Unione europea, produrre il grano duro nonostante tutto e stoccarlo in attesa che il prezzo vada su

In accordo con l’attacco dell’Unione europea alla cerealicoltura, la produzione italiana di grano duro è in diminuzione: da 4 milioni di tonnellate passerà a 3,5 milioni di tonnellate. Come dire che le navi cariche di grano duro estero che arrivano nei porti della Puglia e della Sicilia stanno facendo un ‘buon lavoro’… I dati pubblicati dall’Osservatorio del mercato dei cereali della Commissione Europea, aggiornati al 25 Aprile di quest’anno, confermano che la produzione italiana di grano duro dovrebbe attestarsi intorno ai 3,5 milioni di tonnellate, con un calo del 5% su base annua e un decremento del 14% rispetto alla media decennale 2013-2023. Tutto contribuisce a ridurre la produzione di grano duro in Italia: l’arrivo di grano duro estero che deprime i prezzi, le tensioni internazionali, il clima siccitoso. Il nostro informatore – che di solito è molto preciso – ci dice che il prossimo anno il calo della produzione di grano duro italiana potrebbe essere superiore al 10%. Ciò significa che la linea politica Ue sullo smantellamento del grano duro di Sud Italia e Sicilia va avanti. Da qui un probabile aumento di importazione di grano duro estero in Italia per dare modo alle industrie della pasta italiane di competere, soprattutto con la citata Turchia che, come già ricordato, produce pasta anche con il grano tenero, avvantaggiandosi in alcuni mercati del mondo. L’unica nota positiva, vista dal Sud e dalla Sicilia, è che il contesto internazionale di guerra e l’uso, come strumento di guerra, delle piogge artificiali, in prospettiva, dovrebbe ridurre l’offerta mondiale di grano duro e tenero. Il prezzo del grano è destinato ad aumentare. Per questo è importante, per i produttori di grano duro del Sud e della Sicilia, ignorare l’Unione europea (ribadiamo: cominciando con non andare a votare per il rinnovo del Parlamento europeo: questa gente va ignorata), continuare a produrre grano e stoccarlo. Vi ricordiamo che, da ieri, non gli ucraini ma i militari occidentali presenti in Ucraina hanno sparato i primi missili contro la Russia. Prepariamoci alle risposte non solo della Russia ma anche dei Paesi alleati della Russia, Cina in testa. Risposte economiche ma anche di altro tipo. Tra Con la guerra sempre più feroce e cruenta il pezzo del grano duro schizzerà all’insù.

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